A meno di interventi dell'ultima ora nella prossima legge di Bilancio, in corso di approvazione, esiste il rischio concreto che dal 1 gennaio 2018 il pagamento delle Pensioni slitti rispetto alla prassi attuale, in base alla quale l'importo viene reso disponibile il primo giorno lavorativo di ogni mese. A denunciare la cosa sono i sindacati confederati che esortano il Governo ad intervenire prima della chiusura della attuale legislatura, prevista per il prossimo 27 dicembre 2017. Non solo, ma c'è anche il rischio che se, da una parte, l'assegno pensionistico subirà, come abbiamo anticipato, una rivalutazione di circa l'1,1%, alcuni si vedranno decurtare una piccola percentuale di questo aumento, pari a circa lo 0,1% per restituire gli aumenti percepiti nel 2015.
Ma andiamo con ordine.
Lo slittamento della data di accredito
Secondo le informazioni disponibili fino a questo momento se, come dicevamo, non ci saranno interventi correttivi da parte del Governo, a far data dal primo gennaio 2018 le Pensioni verranno erogate con almeno 24 ore di ritardo rispetto al consueto. Ma sembra che il ritardo potrebbe anche essere superiore in dipendenza del fatto che il pagamento avvenga tramite banca o tramite posta.
Dato che questo cambiamento potrebbe impattare negativamente su una platea di oltre 20 milioni di persone, i sindacati confederati, forti anche del sostegno dell'Inps, che ritiene sia più utile mantenere il pagamento al primo giorno bancabile utile, hanno interpellato gli organi di Governo competenti e sono in attesa della risposta dell'Esecutivo.
La data del primo giorno bancabile era stata determinata e scelta lo scorso anno per semplificare e coordinare le procedure tra il Ministero dell'Economia e delle Finanze e l'Inps. Ma precedentemente le pensioni venivano pagate ogni 2 del mese. E ancora prima, fino al 2015 le pensioni dei dipendenti pubblici venivano erogate il 15 del mese, mentre quelle dei dipendenti privati il primo di ogni mese.
Quindi senza una proroga nella prossima legge di Bilancio si tornerà al pagamento ogni 2 del mese almeno.
Le altre novità in arrivo
Come abbiamo accennato sopra, comunque, a seguito della rivalutazione del paniere Istat, dal prossimo anno gli assegni pensionistici subiranno un aumento per adeguarli all'inflazione programmata.
Tale aumento è stato stimato nell'1,1%. Ma, dato che si tratta di una stima potrebbe anche verificarsi che la crescita dell'inflazione sia più bassa di quella programmata. In questo caso, purtroppo, i pensionati saranno chiamati a restituire la differenza.
Per di più, è certo che sugli importi di gennaio e febbraio 2018 verrà effettuata una trattenuta dello 0,1% da parte degli enti previdenziali allo scopo di rientrare degli aumenti erogati ai pensionati nel 2015. E questo proprio a causa della differenza tra quella che era l'inflazione programmata e quella determinata a consuntivo. Secondo i calcoli degli esperti l'importo decurtato non dovrebbe superare i 6 euro, ma, comunque, questo è. Inoltre, dovrebbe essere tolto integralmente a gennaio o al massimo in due volte a gennaio e febbraio.