Anche se non verranno adeguate tutte le Pensioni minime sui 1000 euro come milioni di pensionati italiani desidererebbero il nuovo anno porterà comunque se non una rivoluzione, come nella famosa canzone del compianto Lucio Dalla, almeno una rivalutazione. Infatti, dopo quasi due anni di completa stasi tornerà a risalire l'indice dei prezzi al consumo per operai e impiegati calcolato dall'ISTAT, l'Istituto italiano di Statistica. L'effetto immediato sarà, appunto, una crescita delle pensioni, a partire da quelle minime, che passeranno dagli attuali 501,89 euro mensili ai 507,41 euro mensili.
La variazione dell'indice di riferimento e le sue conseguenze
A partire dal 1 gennaio 2018, infatti, l'indice dei prezzi al consumo verrà aggiornato al 2017 subendo un'incremento, in termini percentuali, dell'1,1% in linea generale. Questo significa che varieranno, in aumento, tutti i parametri di riferimento per le prestazioni previdenziali: dal trattamento pensionistico minimo, cui accennavamo prima, all'assegno sociale che passerà dagli attuali 448,07 euro ai 453 euro. Gli importi delle pensioni normali sono, ovviamente, tutti al lordo delle imposte.
Chi, ad esempio, percepiva fino ad oggi 1000 euro lordi al mese si vedrà riconosciuto un aumento di 11 euro. Chi, invece percepisce un trattamento previdenziale lordo di 2100 euro avrà un aumento mensile di 17,33 euro.
Cioè, in termini annuali, quasi 208 euro lordi, esclusa la tredicesima. L'aumento, poi, è inversamente proporzionale al crescere della pensione. Cioè più alta è la base di partenza minore è l'incremento percepito. In pratica solo le pensioni più basse hanno un'adeguamento pieno all'inflazione. Questo, ovviamente, produce un calo del potere d'acquisto delle pensioni più alte, anche se lieve.
La reazione delle parti sociali
Questo adeguamento automatico, ovviamente, non ha fatto modificare di una virgola la posizione estremamente critica delle parti sociali sul quadro normativo complessivo delle pensioni. In particolare la Cgil ha confermato le agitazioni di piazza attese per la giornata di oggi. In particolare le critiche si concentrano sull'adeguamento dell'età pensionistica alla speranza di vita.
Con questo meccanismo per andare in pensione dal 2019, come sappiamo, ci vorranno cinque mesi di più. Con tutto ciò, il requisito attuale dei 66 anni e 7 mesi, è già il secondo più alto dopo la Grecia, come ha fatto rilevare ieri il Censis.