Si discute sempre su come riformare la previdenza sociale italiana con Lega e M5S che continuano a parlare di Pensioni con quota 100 o Quota 41, di controriforma e flessibilità. L’argomento è sempre di attualità, a maggior ragione oggi che si sta lavorando per dotare il Paese di un Esecutivo dopo le elezioni. Governo stabile o solo di scopo, giusto per fare alcune riforme che interessano i cittadini cambia poco. L’argomento previdenziale è sempre uno dei punti su cui si vorrebbe intervenire. La Legge Fornero, secondo i più, è altamente penalizzante in quanto a requisiti di accesso alle prestazioni pensionistiche oggi vigenti.
Penalizzazioni che saranno ancora più marcate nel 2019, quando verranno applicati i nuovi requisiti di accesso alle pensioni come confermato dalla circolare Inps n°62 del 4 aprile 2018.
Salgono le soglie da raggiungere
Una cosa che va sottolineata è che in relazione a quanto accadrà nel 2019, la Legge Fornero centra ma non del tutto. Gli inasprimenti dei requisiti che verranno applicati alle pensioni di vecchiaia, di anzianità, all’assegno sociale e così via, provengono già dal lontano Governo Berlusconi, quando si iniziò a collegare le soglie di accesso alle pensioni, con l’aspettativa di vita degli italiani. L’Istat certifica ogni anno la vita media degli italiani ed in funzione di questo dato la politica ha scelto di innalzare le soglie di accesso alle prestazioni pensionistiche.
Più si vive, più si allontanano le pensioni. La Fornero non ha fatto altro che proseguire su questa strada con il Governo Gentiloni che con un decreto emanato nel dicembre 2017, ha confermato l’inasprimento. L’Inps con la sua circolare di qualche giorno fa non fa altro che recepire il diktat prodotto dal decreto spiegando cosa accadrà nel 2019.
Pensione di vecchiaia
Le pensioni di vecchiaia sono quelle che si legano all’età anagrafica e prevedono una soglia minima di contributi versati. Si tratta della pensione che prima della Fornero si percepiva a 65 anni e qualche mese, come sempre relativo all’aspettativa di vita. Fino al prossimo 31 dicembre la pensione di vecchiaia sarà fruibile da soggetti con 20 anni di contributi e 66 anni e 7 mesi di età.
Dallo scorso 1° gennaio la soglia è la medesima sia per gli uomini che per le donne alle quali fino allo scorso anno era concesso un anno di sconto in termini di età pensionabile. Dal 2019 per tutti si sale a 67 anni sempre con i classici 20 anni di anzianità di lavoro. Sempre dallo scorso 1° gennaio, anche le pensioni sociali (oggi si chiamano assegno sociale) prevedono la stessa età pensionabile della pensione di vecchiaia e sarà così anche per i 5 mesi aggiuntivi del 2019.
Pensione anticipata
Le pensioni anticipate si chiamano così perché la Legge Fornero depennò dalle misure previdenziali la pensione di anzianità che si centrava con 40 anni di contributi (sempre con gli scatti dell’aspettativa di vita) e senza collegamento all’età anagrafica.
La pensione anticipata prevede, e continuerà a farlo, una differente soglia di uscita per le donne. Fino a fine 2018 servono 42 anni e 10 mesi di contributi se il richiedente la pensione è maschio, mentre ne servono 41 e 10 mesi se femmine. Anche in questo caso il 2019 segnerà uno scatto di 5 mesi e si arriverà a 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne.
Precoci e sistema quote
Come dicevamo in premessa, tra le misure su cui vertono i programmi di cambiamento di Salvini e Di Maio, i capi politici dei partiti che hanno vinto le elezioni, c’è quota 41. La misura oggi è già vigente, ma destinata a 15 categorie di lavoratori alle prese con i lavori gravosi, agli invalidi, ai caregivers ed ai disoccupati.
La quota 41 per tutti significherebbe estendere la possibilità di accedere alla pensione anticipata a tutti quelli che raggiungono i 41 anni di contributi versati senza limiti di età, ma con almeno un anno di versamenti prima dei 19 anni di età, cioè se precoci. Come conferma l’Inps però, anche per la quota 41 di oggi, quella spiccatamente assistenziale, l’aspettativa di vita provocherà uno scatto in aumento nel 2019. Per accedere alla pensione anticipata serviranno 41 anni e 5 mesi di contributi versati, sempre se uno di questi anni è stato versato in tenera età. Quando dicevamo che quasi tutte le misure subiranno l’inasprimento 2019 è perché anche le prestazioni con il sistema quota subiranno uno scatto.
Per i soggetti ai quali ancora nel 2018 si può applicare la normativa antecedente la Fornero, quella con le quote, e più precisamente con quota 97,6, nel 2019 si passerà a quota 98 (quota 99 per gli autonomi). Nello specifico si tratta della pensione con almeno 35 anni di versamenti e 61 anni e 7 mesi di età destinata ai salvaguardati. Per questi nel 2019 l’età minima richiesta salirà a 62 anni.