Lavoro domestico e dichiarazioni dei redditi obbligatoria? Una domanda alla quale molti lavoratori del settore cercano di dare risposta perché la tipologia del lavoro domestico è particolare. Il datore di lavoro in questa particolare categoria di lavoro è diverso dagli altri, sia esso una famiglia o l’anziano che ha necessità di una badante. Il datore di lavoro infatti non funge da sostituto di imposta, cioè non paga le tasse per conto del lavoratore nel momento in cui eroga lo stipendio e non paga le eventuali eccedenze di imposta a vantaggio del lavoratore.

Per regolarizzare la propria posizione fiscale il lavoratore domestico, come tutti gli altri lavoratori, ha l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi, che oltre a far pagare le tasse al dipendente, consente spesso di riuscire a percepire i rimborsi fiscali ad esso spettanti, a partire dal bonus Renzi da 80 euro al mese. Naturalmente non tutti i lavoratori sono tenuti alla presentazione della dichiarazione così come è altrettanto vero che a non tutti i lavoratori spetta il famoso bonus. Con la stagione delle dichiarazioni dei redditi partita il 16 aprile scorso, ecco tutto quello che c'è da sapere circa questo adempimento.

Quando si è obbligati?

La dichiarazione redditi per il 2018 è obbligatoria nel caso i cui il lavoratore abbia percepito nel 2017 redditi superiori ad 8.000 euro.

Badanti, colf e baby sitter essendo lavoratori senza sostituto di imposta devono presentare il Modello Redditi PF entro il 31 ottobre o il modello 730, barrando la casella di assenza sostituto di imposta, entro il 23 luglio. In pratica tutti i conteggi fiscali del lavoratore, sia in attivo che in passivo, vanno fatti tramite il Fisco e non con il datore di lavoro.

Ai lavoratori che non superano la soglia degli 8.000 euro comunque è concessa la facoltà di presentare lo stesso la dichiarazione per recuperare eventualmente bonus, ottenere le detrazioni per i familiari a carico, le spese sanitarie, di fitto e così via. Per questo motivo il datore di lavoro, anche se non è tenuto a rilasciare una CU, è obbligato a consegnare al lavoratore la certificazione dei redditi totali percepiti l’anno precedente.

Cosa si può recuperare?

Un capitolo a parte è rappresentato dal Bonus Renzi, quello da 80 euro al mese che i lavoratori si trovano nelle buste paghe di ogni mese lavorativo. Nel lavoro domestico, invece, il lavoratore non lo percepisce direttamente dal datore di lavoro per la particolarità di quest’ultimo come detto in premessa. Il bonus da 80 euro però non è precluso ai lavoratori domestici che possono comunque recuperarlo con la prima dichiarazione dei redditi utile. Per chi svolge lavori a domicilio, come le badanti che dimorano con gli anziani a cui prestano assistenza, la strada è quella del recupero tramite il 730 senza sostituto d’imposta o il modello Redditi PF. Il diritto a percepire questo bonus, che poi è una autentica detrazione fiscale, viene concesso a lavoratori che hanno un reddito minimo superiore a quello fissato come esenzione dall’Irpef, cioè i soliti 8.000 euro.

Chi percepisce stipendi annuali inferiori a questo limite non ha diritto al bonus perché non è tenuto a presentare dichiarazioni dei redditi nè tantomeno è tenuto a pagare l’Irpef. Per chi è sopra tale somma può recuperare il bonus che in definitiva è pari a 960 euro. Allo stesso modo anche i lavoratori domestici possono scaricare le spese sostenute nel 2017, tra le quali quelle per l’acquisto di farmaci, le visite mediche, le spese di affitto, quelle sostenute per la scuola dei figli o per le attività sportive degli stessi. Tutte spese che possono portare il lavoratore a recuperare il 19% di quanto pagato, sempre in sede di conguaglio e sempre in base all’Irpef che il lavoratore deve versare al Fisco.