L'attenzione mediatica di questi giorni si polarizza attorno alle forze politiche vincitrici delle ultime elezioni del 4 marzo, Lega e Movimento 5stelle. I due leader Luigi di Maio e Matteo Salvini sono infatti impegnati nella stesura del contratto di governo, documento ufficiale che darà di fatto vita al futuro governo bicolore.

Nella redazione del trattato, ampio spazio è stato dedicato al delicato tema delle pensioni, questione animosa da quando, nel 2011, fu introdotta la cosiddetta legge previdenziale “Salva Italia”, la Riforma Fornero. L'impegno dei due leader si è dunque focalizzato sulla ricerca di un'alternativa a tale legge e alla sua più completa abolizione.

Seguono le principali misure della bozza del contratto.

Quota 100: ritorno al clima pre-Fornero, ma con quali soldi?

Primo tra tutti i provvedimenti ideati, emerge la quota 100: misura assistenziale che rende possibile l'uscita dal lavoro quando la somma degli anni di contributi versati e l'età anagrafica dà un risultato pari a 100 anni. In ogni modo, tale misura prende un minimo di 41 anni di contributi senza andare a sostituire la pensione di anzianità; si tornerebbe dunque alla situazione precedente alla Riforma Fornero, sicuramente meno rigida dal punto di vista pensionistico.

Non tutti sono però entusiasti di tali cambiamenti, Cesare Damiano all’Ansa, ex presidente della Commissione Lavoro alla Camera ed esponente dem, ha infatti lanciato un campanello d'allarme non indifferente: il problema delle coperture non permetterà la realizzazione di tale progetto, l'Italia non ha soldi!

L'esponente PD, nonostante condivida tali provvedimenti, è infatti convinto che l'Italia non disponga delle coperture finanziarie necessarie alla realizzazione di tale progetto: costerebbe più dei 5 miliardi di euro stanziati nel contratto.

Opzione donna: lavoratrici avvantaggiate, ma non tutte

Altro argomento dibattuto è l'opzione donna, ovvero la possibilità delle lavoratrici di pubblico e privato di andare in pensione in anticipo, ovvero all'età di 57 anni (58 se autonome).

Questo è possibile solo se si hanno alle spalle 35 anni di contributi e se la donna è iscritta all’assicurazione generale obbligatoria. Non possono infatti giovarne le donne iscritte alla gestione separata e coloro che non vogliono usare i contributi maturati per raggiungere il requisito contributivo richiesto.