Cominciano a trapelare i primi dettagli relativi alla riforma previdenziale che dovrebbe mettere in atto il governo Conte. Il condizionale è obbligatorio perché siamo ancora nel campo delle indiscrezioni, cioè delle voci che trapelano e che vengono accompagnate dalle dichiarazioni dei leader della maggioranza. Di Maio e Salvini, infatti, non fanno passi indietro e quota 100, quota 41 ed anche la nuova opzione donna continuano a tenere banco, essendo le misure su cui si basa tutta la riforma in cantiere. Appare intanto sempre più a rischio la proroga dell'Ape sociale.

Prima quota 100

La misura che sembra più vicina a diventare realtà è senza ombra di dubbio quota 100. Le parole di Salvini circa un suo avvio già ad inizio 2019, grazie all’inserimento della misura nella prossima Legge di Bilancio, avvalorano questa ipotesi. Inoltre, anche il PD, sia pure con qualche differenza spiegata ieri da Damiano, si dice favorevole alla misura. Qualcosa però su quota 100 non sarà come si immaginava, perché questa non potrà non avere una età minima di accesso, probabilmente di 64 anni. In pratica, potranno andare in pensione coloro che sommando ai 64, 65 o 66 anni, rispettivamente 36, 35 o 34 anni di contribuzione versata, raggiungono quota 100. Per il PD, l’età iniziale di accesso dovrebbe essere a 63 anni, facendo rientrare così anche i lavoratori che hanno 37 anni di contributi.

Dalle indiscrezioni non si capisce però se la misura sarà opzionale, cioè a discrezione del lavoratore, o se quota 100 finirà col sostituire la pensione anticipata. Sempre da confermare inoltre, l’eventualità che la pensione con quota 100 preveda un calcolo di assegno con il sistema contributivo. In questo caso, i lavoratori che si trovavano ad aver completato diciotto anni di contributi prima del 1996 e che quindi avevano diritto a parte della pensione calcolata con il retributivo, dovranno fare i conti con un penalizzante ricalcolo.

Quota 41 rinviata

Una riforma difficile come quella delle pensioni, con i soliti problemi delle coperture e della riduzione di spesa pubblica a fare da ostacolo, non può essere fatta tutta d’un colpo. Per questo motivo quota 41, la nuova pensione di anzianità, dovrebbe partire dopo quota 100 in data da destinarsi.

Gli innumerevoli problemi di carattere economico da risolvere sembra stiano spingendo l’esecutivo a sacrificare l’Ape sociale sull’altare delle due nuove misure.

Un sacrificio che si andrebbe ad abbattere su disoccupati, invalidi e lavoratori alle prese con le attività gravose, che perderebbero un anno di pensione, essendo l’età prevista dall’Ape sociale fissata a 63. Una misura che potrebbe affiancarsi a quota 100 e partire subito con la prossima manovra è opzione donna. Su questa misura però non è ancora chiaro se sarà identica alla sperimentazione della prima edizione, cioè con la pensione alle lavoratrici che raggiungono i 57 anni e 7 mesi di età con 35 di contributi o se proporrà differenti requisiti.