Meno anni di lavoro, meno contributi da versare, ma anche assegni più bassi. La riforma delle Pensioni anticipate promessa dal nuovo Governo M5s-Lega potrebbe concretizzarsi con un 'baratto'. In pensione prima, ma con meno soldi. Ma che cosa significa questo per i giovani di oggi? Il 'Corriere.it' ci mostra un esempio: 'Un giovane sui vent'anni potrebbe smettere di lavorare 5 anni e mezzo prima, ma percepirebbe, da pensionato, un assegno più basso di 210 euro ogni mese, quindi il 16% in meno di quanto percepirebbe con l'attuale riforma Fornero'.

Pensioni, quota 100 (64+36): l'ipotesi

Come ipotizzato dal portale 'Pensioni Oggi' la proposta della riforma delle pensioni che potrebbe essere attuata dal governo M5s-Lega consiste nell'introduzione di una pensione anticipata quota 100 che può essere soddisfatta in 2 modi:

  • con 64 anni di età e 36 anni di contributi con un tetto a 2 o 3 anni di contributi figurativi;
  • un pensionamento a 41 anni e 5 mesi di contributi (i 5 mesi sono causati dalla speranza di vita che scatterebbe dal 2019) a prescindere dall'età anagrafica.

Pensioni, uscita anticipata con quota 100? Sì, ma l’assegno sarà più basso

Come titola e spiega il 'Corriere.it', con la pensione anticipata quota 100 man mano che si cresce con l’età, l’anticipo rispetto all'attuale legge Fornero sarebbe ovviamente minore e, in parallelo, sarebbe minore per il futuro pensionato il sacrificio economico a cui 'sottostare'.

D'altronde, credere che si possano ottenere gli stessi risultati economici anche lavorando di meno rispetto all'attuale legge previdenziale è sbagliato: il sistema contributivo, in vigore a questo punto per tutti i lavoratori, non lo consente per sua stessa natura.

Pensioni, dal 2019 cambiano i coefficienti

Il nuovo governo M5s-Lega vuole eliminare la riforma delle pensioni Fornero.

Ma, molto probabilmente, come riportato da 'Il Giornale', non farà in tempo a disinnescare l'effetto di una delle parti meno conosciute della riforma previdenziale varata dal governo Monti. Di cosa stiamo parlando? Di un decreto legge pubblicato nella Gazzetta ufficiale il 7 giugno, ma approvato il 15 maggio 2018, quindi dall'esecutivo in carica precedente a quello attuale 'giallo-verde'.

Con l’entrata in vigore del Decreto del Ministero del lavoro sono stati aggiornati i coefficienti di trasformazione per il calcolo della pensione con il sistema contributivo. In pratica sono stati rivisti al ribasso i coefficienti che si applicano al montante contributivo, ovvero quanto versato durante la vita lavorativa. Quindi che cosa bisogna aspettarsi? Qualche conto si può fare. Come sottolinea 'Italia Oggi', il nuovo 'effetto' della riforma Fornero riserva una sorpresa negativa per i prossimi pensionati. Purtroppo dal 2019 la pensione annua sarà inferiore in media di oltre l'1% rispetto a quella di chi è riuscito ad accedervi quest'anno, ma si sfiora il 2% di penalizzazione per le fasce di età più alte.

Pensioni, dal 2019-2021 saranno più basse? Sì, ma solo per i nuovi pensionati

Ma attenzione, come riportato da 'Quifinanza.it', la revisione dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo riguarda soltanto il calcolo della pensione di coloro che faranno domanda negli anni 2019, 2020 e 2021. Quindi, chi è già in pensione e chi riuscirà ad andarci entro il 31 dicembre 2018 non si vedrà diminuire l'assegno spettante.

Pensioni, con la quota 100 rischio assegni più bassi

Come spiegato da 'Today.it' questa mattina, "il combinato disposto di quota 100 e sistema contributivo potrebbe avere come spiacevole conseguenza per i pensionati quella di dover "pagare" gli anni di lavoro in meno con un assegno più basso".

Al momento si tratta ovviamente soltanto di un’ipotesi visto che il Governo M5s-Lega non ha ancora spiegato nel dettaglio cosa prevede la loro proposta di superamento della riforma Fornero.

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