Continua la discussione sull'introduzione della flessibilità in uscita con il meccanismo di Quota 100; una misura contenuta nel contratto di Governo stipulato fra Lega e Movimento 5 Stelle e che il neo ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Luigi Di Maio vorrebbe sottoporre all'esecutivo.

Seppure con diverse contrarietà fra i vari partiti politici ed economisti, la misura potrebbe consentire a migliaia di lavoratori di anticipare l'uscita dall'attività lavorativa una dopo aver raggiunto almeno quota 100 data dalla somma fra l'età anagrafica con gli anni di anzianità contributiva.

Ma a preoccupare di più, però, sono gli ingenti costi che le casse statali sarebbero costretti a sopportare; secondo lo stesso Presidente dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale Tito Boeri, infatti, la misura potrebbe richiedere un investimento di circa 20 miliardi di euro. Una cifra ben diversa da quella ipotizzata da Lega e Movimento 5 Stelle nel contratto del cosiddetto Governo del cambiamento.

L'Anief dice no all'uscita a 64 anni

Come ipotizzato dall'economista Alberto Brambilla la misura della quota 100 potrebbe essere attuata dando la possibilità ai lavoratori di uscire a partire dai 64 anni di età al fine di sgravare i costi. E non manca la risposta dell' Anief, secondo la quale introducendo il paletto dell'età a 64 anni, la misura rischierebbe di diventare una beffa in quanto non si rispetterebbe il contratto di Governo.

Molti lavoratori esclusi da Quota 100?

Secondo quanto riportato da "Orizzonte Scuola", invece, il meccanismo delle quote potrebbe portare a delle penalizzazioni per i lavoratori che potrebbero scaturire dal ricalcolo dell'assegno previdenziale a partire dal calcolo delle retribuzioni percepite. Come indicato nel patto stipulato fra Lega e Movimento 5 Stelle, le risorse da stanziare potrebbero arrivare fino a 5 miliardi di euro; una cifra irrisoria che potrebbe determinare il diniego di molte domande di accesso al beneficio.

Resta da capire se il non accoglimento delle sarà dovuto ai tempi della presentazione delle domande o potrebbe essere legato alla sussistenza dei requisiti.

I lavoratori del comparto scuola che coinvolgerebbe il personale ATA e i docenti, che potrebbero richiedere l'uscita anticipata, invece, potrebbero toccare le 140 mila unità visto che, si tratterebbe del personale che a partire dal 2019 avrà maturato almeno 60-66 anni di età anagrafica e 35-40 anni di versamenti contributivi.