Ormai sembra che Quota 100 sia la misura su cui il Governo sta producendo il massimo sforzo per provare davvero a riformare il sistema previdenziale. Quota 41, l’altra misura che in questi mesi è stata sempre accostata a quota 100 probabilmente partirà successivamente perché le casse statali non permettono una riforma netta, immediata e totale del sistema. Questione di coperture finanziarie, di soldi da trovare per dare vita alle misure. E allora sembra che la riforma della Previdenza verrà fatta a step, con il primo che potrebbe già prevedere la Quota 100.

Siamo ancora nel campo delle ipotesi come è naturale che sia visto che il provvedimento deve essere ancora varato, ma dalle ultime indiscrezioni - riportate tra gli altri da Il Sole 24 Ore - si può già presentare un primo quadro della misura. Non tutti i lavoratori potranno beneficiare di questa misura, soprattutto alla luce dei tanti vincoli e paletti che sembra saranno inseriti sempre per via della scarsa dotazione finanziaria in mano al Governo.

Carriere lunghe

Come riporta una particolare analisi del quotidiano “Il Sole 24 Ore”, la misura rischia di presentare, se mai dovesse nascere, discriminazioni territoriali. Quota 100 in estrema sintesi consentirebbe di accedere alla pensione a soggetti che hanno minimo 64 anni e che hanno almeno 34 anni di contributi.

Bisognerà centrare Quota 100 insomma sommando l’età anagrafica ed i contributi previdenziali. Un lavoratore di 64 anni dovrà dunque raggiungere i 36 anni di contribuzione versata. Allo stesso modo chi ha 65 anni ne dovrà raccogliere 35 e chi ha 66 anni ne dovrà completare 34. Si tratta di contributi effettivi da lavoro, con la possibilità di inserire dentro anche quelli da maternità e da servizio militare e massimo 2 anni degli altri figurativi come la malattia, la disoccupazione e così via.

Appare evidente che la misura, così come sta nascendo, prevede carriere lavorative di lunga durata, escludendo di fatto i lavoratori che hanno nella discontinuità, una caratteristica della loro tipologia di lavoro. Non riuscire a racimolare i contributi utili a quota 100, costringerà questi lavoratori ad attendere i 67 anni per la pensione di vecchiaia che dal 2019 subirà l’inasprimento di 5 mesi per l’aspettativa di vita.

I beneficiari della futura manovra

Per chi non ha carriere lunghe e continue, come per esempio i lavoratori del settore turistico o gli edili, tanto per citarne alcuni, la penalizzazione è evidente, anche alla luce dell’impossibilità di utilizzare tutta la contribuzione figurativa accumulata. A questo si deve aggiungere il fatto che per cercare di recuperare soldi e dotazioni da mettere nelle nuove misure, l’Ape Sociale rischia di terminare già il suo percorso. La misura che consente di andare in pensione con 63 anni di età, nata con gli ultimi Governi PD, scadrà il 31 dicembre prossimo e il nuovo Esecutivo non sembra intenzionato a proseguire con una via all'epoca pensata per invalidi, disoccupati, caregivers e lavori gravosi. In definitiva, la nuova manovra garantirà un po’ di flessibilità in uscita dal lavoro, ma solo per chi ha lavori duraturi e costanti.