Il 2 agosto alla Camera è calendarizzata la votazione finale per il tanto discusso Decreto Dignità. Dopo la consueta fase degli emendamenti, cioè delle proposte correttive al decreto steso, domani si passerà alla votazione in aula. Tra le tante proposte correttive e tra le varie modifiche apportate, ha trovato posto anche una che riguarda il Lavoro domestico, quello relativo alle colf ed alle badanti.
Lotta al precariato
Rinnovare un contratto a termine costerà di più, questo è quanto prevede il Decreto Dignità su cui tanto sta spingendo il nuovo Ministro del Lavoro Luigi Di Maio.
Cambiano i contratti a termine con il Decreto Dignità dunque, perché l’atto va nella direzione di offrire ai lavoratori, maggiore tutela dal punto di vista contrattuale. Il decreto, già in vigore dallo scorso 14 luglio ha come obbiettivo, tra gli altri, quello di introdurre misure adatte a contrastare quel crescente fenomeno del lavoro precario. Il decreto stabilisce in primo luogo che un contratto a tempo determinato o a termine, non potrà superare i 12 mesi. Inoltre, sempre in riferimento ai contratti di lavoro a scadenza, l’atto prevede che per ogni rinnovo di contratto, naturalmente sempre a termine, il datore di lavoro, l’azienda o l’impresa, dovrà pagare un contributo aggiuntivo dello 0,5% a quello già stabilito dal Governo Monti e dalla Legge Fornero, che è pari all’1,4%.
Il lavoro domestico
Un surplus da pagare che, secondo Di Maio ed il nuovo Governo, dovrebbe persuadere i datori di lavoro ad assumere a tempo indeterminato i lavoratori e ad abbandonare i contratti a termine che rendono precari i lavoratori. Un intervento questo che ha scatenato, nei giorni scorsi, tante polemiche tra Esecutivo ed Inps.
Infatti Boeri ha precisato che con il via libera al contributo aggiuntivo per le aziende, c’è il rischio concreto che molti lavoratori perdano il posto di lavoro, anche se era un lavoro precario. Secondo i dati dell’Inps infatti molte aziende non rinnoveranno i contratti a termine ai lavoratori e probabilmente neanche li assumeranno a tempo indeterminato.
Le famiglie comunque sono salvaguardate da questo componente aggiuntivo da pagare in sede di rinnovo del contratto a termine. Un problema che avevano sollevato le associazioni di datori di lavoro domestico che vedevano nel provvedimento, un aumento del costo del lavoro domestico per le famiglie. Le famiglie che rinnovano i contratti a tempo determinato però saranno salvaguardate e non dovranno pagare la maggiorazione contributiva dello 0,5% prevista per la generalità dei lavoratori. Un emendamento al Decreto Dignità infatti ha bloccato sul nascere l’ipotesi di allargare anche al lavoro domestico questa eventualità. Le famiglie che hanno necessità di assumere una badante si salvano da questo surplus contributivo da versare.