Il nuovo meccanismo di pensionamento anticipato a partire dai 62 anni di età è ancora in fase di definizione all'interno della legge di bilancio 2019, ma non mancano le prime discussioni in merito ai possibili tagli applicati ai lavoratori. A preoccupare nelle ultime ore è la penalizzazione che potrebbero subire i lavoratori che sceglieranno il prepensionamento tramite la quota 100, visto che i tagli sui futuri assegni potrebbero arrivare a decurtare anche il 20% dell'importo.

Una prospettiva che si concretizzerebbe in riduzioni di diverse centinaia di euro al mese secondo i calcoli evidenziati dallo stesso Presidente dell'Inps Tito Boeri. "Un lavoratore pubblico che va in pensione adesso con 62 anni e 38 anni di contributi rispetto che andare con una pensione piena a 67 anni molto approssimativamente potrebbe perdere 500 euro al mese" ha evidenziato l'economista durante la propria audizione di ieri presso la Commissione lavoro della Camera.

Pensioni anticipate e Quota 100: le riduzioni sull'assegno

In particolare, ad appesantire la penalizzazione per i lavoratori che sceglieranno di uscire con la quota 100 dovrebbe essere l'effetto combinato dell'applicazione di coefficienti di conversione più bassi al montante contributivo e dei mancati versamenti che si sarebbero effettuati proseguendo la propria attività lavorativa.

D'altra parte, l'erogazione di assegni più bassi dovrebbe aiutare a garantire la sostenibilità della misura, stante gli ingenti costi che le casse pubbliche dovranno comunque affrontare al fine di rendere fruibile l'opzione. Secondo Boeri si parte con 140 miliardi di euro di oneri aggiuntivi nel prossimo decennio. D'altra parte, queste stime mettono al contempo in evidenza per quale motivo non risulterebbe possibile far decollare una quota 100 con criteri più leggeri, ad esempio a partire dai 60 anni di età e 40 anni di contribuzione. Avviare il meccanismo con questi criteri "sarebbe costata troppo dati i limiti di spesa", ha spiegato il Capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari, specificando che "questo di 62 e 38 è un primo passo verso quota cento assoluta".

La stima per un lavoratore con 40mila euro l'anno di stipendio

Tornando alle ultime proiezioni esposte dal Presidente dell'Inps, è stata resa disponibile anche una stima effettiva del peso della quota 100 sul futuro assegno del pensionato. Per chi percepisce uno stipendio di 40mila euro l'anno applicando il calcolo retributivo fino al 2011 e contributivo in seguito, con la prima soglia di uscita della nuova opzione (62 anni di età e 38 anni di versamenti) si stima la liquidazione di una pensione di circa 30mila euro l'anno. Una prospettiva di riduzione dell'emolumento che dovrà quindi essere considerata con attenzione dal lavoratore, anche perché di fatto l'uscita dal lavoro e l'accesso all'Inps è una scelta non reversibile.