La quota 100 ormai sembra cosa fatta, dopo l’inserimento della misura nel pacchetto previdenziale della legge di Bilancio licenziata dal Consiglio dei Ministri. Adesso ci sono da limare alcuni dettagli, con la misura che, per quanto riguarda l’apparato normativo dovrebbe essere completata in Parlamento, quando si discuteranno gli immancabili emendamenti. Intanto, sul meccanismo di funzionamento, sulle finestre e sui vincoli imposti tutto sembra definito. La prima finestra di uscita con la nuova misura dovrebbe cadere il prossimo febbraio, quando i primi lavoratori che opteranno per la quota 100 lasceranno il lavoro.

Il Presidente dell’Inps Boeri però ha presentato una attenta analisi circa gli effetti che questa misura avrà per le casse dello Stato ed anche per i pensionati, per i quali il Presidente prevede una forte penalizzazione di assegno. Un parere che si scontra con quanto asseriscono i partiti di maggioranza ed i loro leader Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ecco quanto ci rimetterebbero i pensionati con quota 100 secondo le stime dell’Inps.

La quota 100 ed il suo meccanismo

I lavoratori che puntano a lasciare il lavoro con la quota 100 sono tutti quelli che hanno almeno 62 anni di età ed almeno 38 anni di contributi previdenziali a qualsiasi titolo versati. Partendo da questi due vincoli, la nuova misura sarà appannaggio di gente con 62, 63, 64, 65 o 66 anni (si tratta di una pensione anticipata rispetto ai 67 anni della pensione di vecchiaia nel normale regime previdenziale).

Solo il sessantaduenne potrà sfruttare la quota 100 precisa, perché per gli altri la quota da raggiungere sarà da 101 a 104. “Con quota 100 si libereranno 500mila posti di lavoro”, queste le ultime dichiarazioni di Di Maio con il collega Salvini che parla di misura senza penalizzazioni per i lavoratori. Infatti dalle ipotesi che hanno accompagnato il varo di questa misura sono via via spariti il taglio dell’1,5% per anno di anticipo rispetto ai 67 anni di età, il ricalcolo contributivo della pensione ed il limite dei contributi figurativi utilizzabili.

Le penalizzazioni secondo Boeri

Ma allora la quota 100 non ha penalizzazioni in termini di assegno previdenziale? Secondo il presidente dell’Inps, Tito Boeri, i pensionati che sceglieranno di abbandonare il lavoro con quota 100 perderanno qualcosa e per alcuni sarà un salasso. Quanto si perde con quota 100? Una risposta a questo quesito la dà proprio il presidente dell’Inps che stima anche in 500 euro l’ammanco in termini di assegno pensionistico per gli statali, che secondo i dati, sono i destinatari della nuova misura in numero maggiore.

Boeri in una delle consuete audizioni parlamentari ha ribadito che un lavoratore statale che andrebbe in pensione a 62 anni invece che a 67 rischia di ricevere un assegno pensionistico inferiore rispetto a quanto percepirebbe aspettando i 67 anni.

I 5 anni in meno di contributi versati perché si lascia il lavoro prima sono un parametro che secondo Boeri non viene considerato nella pubblicizzazione della misura. Uno statale che ha una retribuzione annua utile ai fini previdenziali di circa 40mila euro, restando al lavoro fino a 67 anni maturerebbe una pensione di oltre 36mila euro all’anno. Il minor gettito di contributi versati che per un soggetto che esce a 62 anni sono la bellezza di 5 anni in meno, lascerebbe allo stesso individuo una pensione di circa 30mila euro. Una perdita di oltre 6mila euro per anno che non può non essere considerata una penalizzazione proveniente da quota 100 per chi opterà per la novità.