Ancora novità in campo previdenziale; dopo aver chiarito l'aspetto relativo ai requisiti per poter usufruire della Quota 100, il Governo giallo-verde sta valutando l'ipotesi di introdurre un ulteriore vincolo per tutti coloro che lasciano l'attività lavorativa a partire dai 62 anni e beneficiano della nuova misura che sarà inserita nella nuova Legge di Stabilità.

Come ormai noto, per beneficiare del meccanismo delle quote, si dovrà essere in possesso di almeno 62 anni di età anagrafica unitamente ai 38 anni di versamenti contributivi. È questa l'ultima decisione dell'esecutivo che nei giorni scorsi ha probabilmente archiviato l'ipotesi dei 64 anni di età accompagnati dai 36 anni di contribuzione che avrebbe assicurato un maggior risparmio economico.

Il Governo studia il divieto di 'arrotondare'

Stando a quanto riportato da "Il Sole 24 Ore", con il nuovo meccanismo, la quota sarà destinata a salire a 101 se si andrà in pensione a 63 anni, a 102 con 64 anni o addirittura si potrà raggiungere quota 107 se si deciderà di lasciare il Lavoro alla maturazione dei 66 anni di età anagrafica con 41 anni di contributi effettivamente versati. Torna in campo anche l'ipotesi riguardante la limitazione a due anni di contribuzione figurativa ai fini della maturazione dei requisiti.

Vincoli allo studio per limitare la spesa

Il Governo Conte, infatti, sta valutando tutte le possibili ipotesi al fine di evitare il superamento della cifra dei 7 miliardi di euro di spesa prevista per il primo anno di applicazione della Quota 100.

Inoltre, sempre stando a quanto affermato su "Il Sole 24 Ore", l'esecutivo sta valutando l'ipotesi di vietare il ritorno al lavoro a tutti quei lavoratori che, nonostante abbiano raggiunto i 62 anni di età e abbiano usufruito della quota 100, preferiscono continuare la loro attività lavorativa per "arrotondare". L'obiettivo principale, difatti, è lo sblocco del turnover per dare un maggior spazio alle giovani generazioni che oggi fanno sempre più fatica a trovare un'occupazione.

Stando alle ipotesi, si vuole evitare che i lavoratori più maturi che riescono ad accedere al pensionamento, siano riassunti a basso costo o con contratti di collaborazione. Si studia anche il divieto di cumulo gratuito dei versamenti contributivi anche se resta da chiarire, però, se il divieto sarà totale o si potrebbe incorrere a delle penalizzazioni: stando a quanto riportato da "Il Sole 24 Ore", la metà dell'assegno potrebbe tornare nelle casse dell'Inps.