Dai controlli che l’Ispettorato Nazionale del Lavoro effettua spesso sui datori di lavoro domestico emergono dati allarmanti per quanto riguarda questo particolare settore lavorativo. Lavoro sottopagato, con inquadramento sbagliato per ridurre stipendi e costo del lavoro o addirittura completamente in nero sono un autentico fenomeno. Un articolo del quotidiano “Il Sole 24 Ore” mette in luce questo aspetto relativo al lavoro di badanti, colf, baby sitter e collaboratori domestici in genere. Un problema che la Fondazione Moressa e l’associazione nazionale delle famiglie di datori di lavoro domestico, "Domina", affronteranno il 12 dicembre quando sarà presentata una indagine chiamata “Vertenze del lavoro domestico, il confine tra legalità e necessità”.

Infatti queste pratiche comuni e diffuse nei rapporti di lavoro di questo settore spesso finiscono con vertenze sindacali o autentiche cause in tribunale. Eppure da anni il lavoro domestico è regolato da un proprio CCNL che segna le linee guida da seguire per le assunzioni, per i diritti e i doveri dei lavoratori.

Il lavoro domestico e le sue problematiche

Secondo le statistiche Istat, a cui fa riferimento anche il quotidiano il Sole 24 Ore, 6 rapporti di lavoro su 10 presentano anomalie serie che possono dare luogo a vertenze. Dati confermati dai controlli dell’Ispettorato per gli anni 2015, 2016 e 2017 che ha messo in luce sia il diffuso lavoro nero che rapporti lavorativi sottopagati o sotto-inquadrati, situazioni queste ultime altrettanto gravi.

Percentuali altissime e abbondantemente sopra il 50% che come dicevamo, alla fine producono l’altro eloquente fenomeno dei rapporti di lavoro finiti in liti dinanzi ai tribunali del lavoro. Molti datori di lavoro che si trovano in queste condizioni probabilmente non sono a conoscenza o sottostimano i rischi che si corrono, con i lavoratori che alla fine possono chiedere pagamenti arretrati che spesso sono di migliaia e migliaia di euro.

Orario di lavoro, stipendio e inquadramento

Un tasso di irregolarità elevato, che non riguarda solo il lavoro nero, cioè l’utilizzo di lavoratori senza contratto. Stipendi pagati in contanti, orari di lavoro dichiarati inferiori a quelli effettivamente svolti, inquadramento del lavoratore non consono alle mansioni svolte e stipendi inferiori ai limiti stabiliti dal contratto collettivo, possono dare luogo a richieste di risarcimento da parte del lavoratore.

Basti pensare, come sottolinea il quotidiano, alla badante o alla baby sitter, lavoratori che si prendono cura di bambini e anziani, spesso non autosufficienti, spesso inquadrati come semplici colf senza esperienze o competenza, in modo tale da farla rientrare in un livello di inquadramento più basso e meno oneroso dal punto di vista dello stipendio. Oppure, dichiarare all’Inps orari di lavoro inferiori a quelli effettivamente svolti, magari inserendo nel contratto cifre di stipendio inferiori a quelle erogate per le quali pertanto, una parte viene pagata in nero.

Pratiche che alla fine, dopo anni ed anni di lavoro, quando magari la lavoratrice andrà a richiedere i suoi diritti, rivendicando arretrati per 54 ore di lavoro a settimana, potrebbero a arrivare a cifre esorbitanti (ci sono casi di richieste per 30/35mila euro).

Il fatto che il lavoratore in questo settore, sia a stretto contatto quotidiano con la famiglia è un propellente a queste pratiche, perché spesso si ricorre a stipendi erogati in contanti, ad accordi solo verbali e senza nulla di scritto. Va ricordato che il contratto collettivo prevede regole ferree da rispettare. In caso di collaboratrice convivente infatti l'orario massimo è di 54 ore, in linea di massima 10 ore al giorno da lunedì a venerdì e 4 il sabato. Per la non convivente invece 40 ore a settimana. Il riposo previsto è di 12 ore il sabato e una intera giornata di domenica. Il CCNL prevede anche livelli di inquadramento specifici, che prevedono retribuzioni e quindi anche contributi previdenziali diversi.

Per esempio una badante classica, quella che presta assistenza al nonno malato e non autosufficiente, spesso bisognoso di assistenza continuativa ed anche notturna, non può essere in quadrata a livello A, quello che prevede una retribuzione minima di 629,15 euro al mese.

Nel livello A vanno inserite le collaboratrici familiari generiche, come le addette alla stireria o alle pulizie. Una badante, anche senza esperienza deve essere assunta almeno nel livello CS che nella fattispecie prevede una retribuzione minima di 972 euro. Senza considerare che spesso, proprio per via dei bisogni della persona assistita, riposi giornalieri e settimanali, festivi e ferie non vengono concesse al lavoratore secondo le linee stabilite dal contratto collettivo. Tutti errori questi, più o meno voluti, che darebbero diritto al lavoratore ad avviare azioni di risarcimento che come dicevamo, possono essere di svariate migliaia di euro.