Con la circolare 122 di ieri 27 dicembre l’Istituto di Previdenza Sociale Italiano ha ufficializzato le nuove cifre di pensione che gli italiani si troveranno con il primo rateo 2019, quello in pagamento a gennaio. Pensioni che aumenteranno per via della rivalutazione delle pensioni al tasso di inflazione certificato dall’Istat. Nessun conguaglio a favore dei pensionati per gli ultimi 3 mesi del 2019, perché come spiega l’Inps, l’aumento corrisposto per i primi 9 mesi del 2018 è confermato dal tasso di inflazione certificato dall’Istat. Il tasso di inflazione definitivo è dell’1,1% ed il meccanismo di perequazione automatica delle prestazioni previdenziali sarà applicato su tre fasce.

Vediamo le cifre reali secondo quanto riporta l’Inps nella sua canonica circolare di fine anno.

Aumento in base al trattamento percepito

Dal 1° gennaio 2018 le pensioni minime sono state erogate in misura pari a 507,42 euro al mese, cioè 6.596,46 euro annui. Per via della rivalutazione pari al 100% per le prestazioni fino a 3 volte il minimo, le pensioni minime 2019 salgono a 5013 euro al mese, cioè 6.669,13. In pratica, 72,67 euro di aumento totale annuo per queste pensioni. Va ricordato che quando si parla di pensioni fino a tre volte il minimo si intendono le pensioni fino a 1.522,26 euro lordi al mese. Solo su queste prestazioni l’aumento sarà pari al 100% del 1,1% di inflazione. Per le prestazioni superiori, la percentuale di aumento scende.

Infatti, per pensioni tra 1.522,27 e 2.537,10 euro lordi al mese, cioè per quelle sopra le tre e fino alle cinque volte il trattamento minimo, l’aumento sarà pari allo 0,99%. Per le pensioni a partire da 2.537,11 euro al mese invece, l’aliquota sarà dello 0,825%.

Come aumentano le altre prestazioni tra il pensionistico e l’assistenziale

Aumenti che incideranno anche sulle pensioni assistenziali o risarcitorie che eroga l’Inps. Per l’assegno sociale, quello che si percepisce fino al 31 dicembre 2018 a 66,7 anni di età (nel 2019 si sale a 67 anni per via dell’aspettativa di vita), a prescindere dalla contribuzione versata e con redditi singoli o coniugali di modesta entità, l’importo passa da 453 a 458 euro al mese.

Anche i beneficiari della vecchia pensione sociale troveranno aumenti di assegni, con gli importi che salgono da 373,33 a 374,44 euro al mese. L’Inps specifica che per queste prestazioni sale anche il limite di reddito utile a percepirle. Infatti per gli assegni sociali si passa da 5.889 e 11.778 euro di reddito per singoli o coniugati, a 5.953,87 e 11.907,74 euro di reddito. L’Inps comunque conferma nella circolare la provvisorietà di questi aumenti, perché si è in attesa del decreto del governo sul pacchetto pensioni che non è entrato nella legge di Bilancio. Un decreto che dovrebbe correggere il meccanismo di perequazione delle pensioni portandolo a 7 fasce per un periodo transitorio di tre anni.

Alla luce di ciò, esiste il concreto rischio che molti pensionati, soprattutto quelli con assegni più elevati, siano chiamati a restituire somme percepite in aumento e non spettanti dopo le correzioni del governo.