La Legge di Bilancio 2019 continua il suo iter parlamentare dinanzi alla Commissione Bilancio alla Camera dove si attende il via libera definitivo sulle misure in materia previdenziale più volte sbandierate dal Governo Conte. Si tratta del meccanismo della Quota 100 e del cosiddetto reddito di cittadinanza per i quali si attendono i decreti nei primi giorni di gennaio.
Le rassicurazioni del ministro Giovanni Tria
Ad assicurarlo è il ministro dell'Economia e delle Finanze Giovanni Tria che avrebbe dato l'ok ai due provvedimenti. Le due misure sul pacchetto-Pensioni non hanno subito alterazioni come affermato dallo stesso Tria in audizione alla Commissione Bilancio alla Camera: l'esecutivo giallo-verde ha provveduto a ridurre la spesa corrente per il 2019 mentre è rimasta invariata la spesa per gli investimenti che, invece, è stata segnalata dall'Ufficio parlamentare di Bilancio.
Stando a quanto riportato dall'agenzia di stampa "Adnkronos", l'intero impianto sulla previdenza non ha subito alcuna modifica: la platea dei potenziali beneficiari resta inalterata come anche l'importo erogabile a favore di tutti coloro che richiederanno il reddito di cittadinanza. Nessuna modifica anche per quanto riguarda il sistema delle uscite anticipate con Quota 100 mentre gli ultimi dettagli verranno stabiliti con un apposito decreto collegato alla nuova manovra finanziaria. "Per quanto riguarda le pensioni, si confermano l'impianto e l'impatto della riforma", ha spiegato il ministro Tria.
Quota 100 diventerà operativa a partire da febbraio
Ed è sempre lo stesso ministro dell'Economia a confermare i tempi di attuazione delle misure: il reddito di cittadinanza partirà a fine marzo o, al massimo, nei primi giorni di aprile con uno stanziamento di circa 7,1 miliardi di euro per il 2019.
Quota 100, invece, diventerà operativa a partire da febbraio e potrà essere utilizzate da tutti coloro che hanno raggiunto almeno 62 anni di età anagrafica unitamente ai 38 anni di versamenti contributivi. Tuttavia, chi opterà per la pensione anticipata, potrebbe ritrovarsi con un assegno inferiore; una riduzione che secondo il ministro Tria non è dovuta ai costi della manovra, ma al calcolo con il sistema retributivo.
Inoltre, i costi derivanti dalla Quota 100 sono stati ridotti a 3,9 miliardi; una riduzione che non incide sulla portata della misura. "Se è vero che uscendo prima dal lavoro si incassa un assegno più basso, non si può non considerare che sarà incassato più a lungo", ha concluso Tria.