Nelle ultime settimane in cui si fa un gran parlare di Pensioni per via delle novità del governo Conte, la questione delle donne e dei lavori di cura è tornata prepotentemente in auge. Le lavoratrici che spesso sono costrette dalla vita, a dover scegliere tra famiglia e lavoro, sacrificando quest’ultimo e quindi la carriera per la cura della casa e della prole, si trovano tagliate fuori dalla stragrande maggioranza delle misure pensionistiche, comprese le nuove. Il problema è nell’alto numero di contributi che queste misure richiedono e che le donne, che come dicevamo, hanno lasciato il lavoro a più riprese ed a volte in maniera definitiva, per dedicarsi ai lavori di cura, difficilmente maturano.
A volte ci sono lavoratrici che non raggiungono nemmeno i 20 anni richiesti dalla pensione di vecchiaia. Il sistema previdenziale però ha alcune misure che possono essere sfruttate da queste donne per svincolarsi dai pesanti vincoli di quasi tutte le altre misure pensionistiche e sono strumenti che anche nel 2019 possono essere sfruttati, a partire dal Fondo casalinghe appositamente creato.
Come funziona il fondo
Dal 1° gennaio 1997 all’Inps è aperto e funzionante il Fondo Pensioni Casalinghe. Un fondo destinato a chi comunemente svolge lavori che derivano da responsabilità familiari, e che sono organizzati senza alcun obbligo di subordinazione e senza alcuna retribuzione. La misura si rivolge sia a donne che a uomini e consente di ricevere la pensione in base a quanto versato nel fondo dove naturalmente sarà obbligatorio iscriversi.
L’iscrizione è quasi sempre accettata dall’Istituto di Previdenza Sociale e le condizioni relative alla pensione che si andrà a percepire alcune volte sono anche migliori di quanto prevede il sistema oggi. Il o la casalinga, una volta iscritti possono iniziare a versare i contributi per la loro pensione futura. Nessun obbligo è previsto per chi intende versare contributi al fondo, sia come cadenze temporali che come importi.
Versamenti liberi che però, per essere utili devono essere di 25,82 euro al mese almeno. Infatti con quella cifra versata, il soggetto interessato si vedrà accreditare un mese intero di contribuzione ai fini pensionistici. In sostanza, con poco più di 300 euro annui, si completa un anno di contribuzione. Per riuscire ad ottenere l’iscrizione, bisogna non avere altre pensioni erogate e risultare privi di assunzione o di redditi da lavoro autonomo.
Con il versamento minimo di 5 anni con il fondo si può ottenere la pensione già a 57 anni di età. Per la pensione a 57 anni l’assegno deve essere pari ad almeno 1,2 volte l’assegno sociale. A partire dai 65 anni la pensione è erogata a prescindere dall’importo. Evidente che essendo un fondo e quindi una pensione che si basa sui contributi versati, più si versa e più alto è l’assegno che si andrà a percepire.
La pensione di vecchiaia anche con 5 anni di contributi versati
Per chi non ha contributi la legge italiana prevede l’assegno sociale, che però è una misura più assistenziale che previdenziale. Per centrare l’assegno occorre avere almeno 67 anni di età, la cittadinanza italiana e la residenza da almeno 10 anni ed un reddito inferiore a 5.953 euro se single e 11.907 euro se coniugati.
Inoltre esiste la pensione di vecchiaia con solo 5 anni di contributi ma che si percepisce a 71 anni di età. L'età prevista è salita a 71 anni per via dell'adeguamento anche di questa misura all'aspettativa di vita. La misura può essere richiesta solo da lavoratori soggetti al calcolo integralmente contributivo della pensione, cioè che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995.