Il testo del maxi decreto unico su Quota 100, reddito di cittadinanza e altri interventi previdenziali è approdato in Aula in Senato per la seconda lettura e si attende la fiducia di Palazzo Madama per il definitivo passaggio alla Camera. Il governo, intanto, è al lavoro su un nuovo pacchetto di correttivi da apportare alle misure in materia previdenziale prima della conversione in legge del decretone. C'è comunque chi continua a sostenere che il famigerato sistema delle quote potrebbe comportare delle riduzioni sull'assegno in contrapposizione a quanto dichiarato finora dall'esecutivo, in particolare Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, che parla di "penalizzazioni" sulla pensione.
Secondo Gasparri Quota 100 comporterà penalità
Maurizio Gasparri più volte si è mostrato contrario alla quota 100 in quanto la misura potrebbe comportare delle riduzioni per l'assegno previdenziale. Stando a quanto riporta l'agenzia di stampa "AGI", infatti, l'ex Ministro delle Comunicazioni si sarebbe soffermato sullo spot governativo lanciato dall'esecutivo sui due interventi volti a superare la Legge Fornero, spiegando che contiene palesi bugie visto che, dal canto suo, la scelta di uscita anticipata di circa 395 mila lavoratori potrebbe incidere non di poco sull'assegno, arrivando a parlare di penalità sull'assegno pensionistico che il governo, nello spot, non rende chiare ai lavoratori.
Penalizzazioni in senso lato
Come ormai noto, l'uscita anticipata con Quota 100 non prevede nessuna riduzione sull'assegno nel caso in cui il lavoratore decidesse di lasciare il lavoro prima del compimento dei 67 anni e 7 mesi previsti dalla precedente normativa. In senso lato invece, secondo il senatore forzista si tratterebbe di una penalizzazione in quanto l'assegno verrebbe sensibilmente essere ridotto anticipando l'uscita di cinque anni, dati i minori contributi.
Stando a quanto afferma ancora lo stesso Gasparri, anche l'ex Presidente dell'Inps Tito Boeri ha parlato di penalità applicata al trattamento previdenziale: un lavoratore con un reddito lordo pari a 40 mila euro che nel 2011 avesse optato per il metodo retributivo, nel 2018 si sarebbe ritrovato con soli 7 anni di versamenti contributivi e, qualora scegliesse l'uscita con Quota 100, subirebbe un taglio di circa 500 euro.
Stando alle previsioni dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio pubblicate lo scorso novembre, invece, il taglio oscillerebbe dal 5 al 30%. Anche Progetica ha pubblicato il suo report indicando una perdita di rendita pensionistica che va dall' 11 al 35 %. Sempre secondo quanto riporta "AGI", quindi, in ogni caso il lavoratore potrebbe incorrere ad un taglio dell'assegno pensionistico e, pertanto, la teoria di Gasparri non è del tutto infondata.