Questo articolo è stato revisionato in data 24-02-19.
Conviene o no andare in pensione con quota 100? È un quesito comune a molti che devono presentare domanda, ma anche agli oltre 53mila lavoratori che la hanno già presentata. Quotidiani nazionali e siti internet specializzati in materia previdenziale, mettono quotidianamente in rete esempi e simulazioni relative agli importi delle Pensioni che si andranno a percepire con la quota 100. Infatti, se da un lato, dal punto di vista dei requisiti di accesso, dei vincoli e dei paletti imposti alla misura, si sa già tutto, sugli importi degli assegni in regime di quota 100 la confusione è ancora tanta.
I lavoratori del settore privato possono usufruire di uno strumento che l’Inps ha reso disponibile tempo fa, sul suo portale ufficiale. Si tratta di un calcolatore che consentw agli interessati di verificare quanto percepiranno di pensione per vagliare la convenienze rispetto agli importi previsti aspettando di lasciare il lavoro con le regole Fornero. Il simulatore è presente anche presso gli sportelli delle varie sedi territoriali dell’Istituto di previdenza Sociale. Vediamo di chiarire alcuni aspetti importanti di quota 100 e dei suoi importi di pensione con esempi dettagliati.
L’Inps incessantemente al lavoro
Già a fine gennaio l’Istituto di Previdenza con un messaggio, il n° 395/2019, aveva spiegato le modalità di presentazione ed i requisiti utili per le domande di quota 100.
Lo strumento di calcolo delll’Inps risponde all’esigenza di molti di verificare la convenienza della misura. Infatti, dal punto di vista dell’anticipo in termini di uscita dal lavoro, la quota 100 è senza dubbio conveniente. Si può lasciare il lavoro già a 62 anni se contestualmente si raggiungono i 38 anni di contributi. In pratica, anche 5 anni prima rispetto all’età pensionabile della pensione di vecchiaia che dal 1° gennaio è a 67 anni.
Importi inevitabilmente inferiori
Niente penalizzazioni per chi decide di anticipare la pensione con la quota 100, ma per via dell’uscita anticipata, che prevede lo stop al versamento dei contributi da parte del lavoratore, la pensione che si percepisce non può non essere inferiore a quella che si incasserebbe a 67 anni con la pensione di vecchiaia o a 42 anni e 10 mesi con la anticipata per gli uomini (la pensione anticipata per le donne è a 41 anni e 10 mesi di contributi).
Ed è qui che i dubbi assalgono i lavoratori che si chiedono: "Quanto si perde con la quota 100?". Al minor numero di contributi versati si aggiunge un’altra penalizzazione di assegno perché lasciare prima il lavoro significa vedersi trasformato il montante dei contributi in pensione, con dei coefficienti tanto più sfavorevoli, quanto prima si va in pensione. Nulla di nuovo per i coefficienti di trasformazione, perché si tratta di un meccanismo comune a tutte le prestazioni pensionistiche oggi vigenti e non riguarda solo la quota 100.
Esempi pratici e utilizzo del calcolatore
Per accedere alla sezione del portale Inps che permette il calcolo della pensione futura occorre registrarsi ed essere forniti di codice fiscale e pin.
È necessario poi inserire pochi dati: età, contributi e stipendio percepito. In pochi minuti il simulatore offre l’importo della pensione calcolata con la quota 100. La percentuale di pensione che si perde dipende dalla tipologia di lavoro svolto, dall’importo dello stipendio utile ai fini previdenziali e, naturalmente, dalla storia lavorativa del richiedente. Secondo le statistiche, in media i pensionati che sfrutteranno la quota 100 perderanno tra il 10 ed il 12% di pensione. Basta poco però per spostare il valore della perdita di diversi punti percentuali proprio in base ai dati in possesso del lavoratore. Per soggetti con 30mila euro di stipendio annuo lordo, lasciando il lavoro a 62 anni e quindi con il massimo anticipo, si percepirebbe 1.372 euro di pensione mensile che salirebbe a 1.764 euro se si lavorasse ancora fino a 67 anni.
In questo caso la perdita sarebbe di oltre il 22%. Più alta è la retribuzione, maggiore è la perdita che arriva a superare il 28% per chi ha stipendi da 150mila euro annui e che percepirebbe a 62 anni 4.445 euro di pensione ed a 67 anni 6.190 euro.
Vantaggi evidenti nel lungo periodo
Il calcolo della pensione con quota 100 non è differente da quello delle attuali misure vigenti in materia pensionistica. Non c’è l’obbligo di ricalcolo contributivo, come per esempio è imposto per opzione donna. Inoltre, per verificare la convenienza di quota 100 occorre far riferimento all’aspettativa di vita. È fuori discussione il fatto che con quota 100, teoricamente, il lavoratore percepirà la pensione per più tempo, mesi o anni che siano.
Vantaggi maggiori per chi va in pensione con gran parte della pensione calcolata con il retributivo, cioè chi aveva 18 anni di versamenti già al 31 dicembre 1995 e può sfruttare il calcolo più favorevole per i periodi fino a tutto il 2011. Chi invece aveva meno di 18 anni di contributi prima del 1996, potrà sfruttare il calcolo retributivo solo per i versamenti fino al 31 dicembre 1995, mentre per i successivi si applicherà il contributivo. Va ricordato che per tutti, i contributi versati dopo il 2011 rientrano nel penalizzante sistema contributivo. Richiamando all’esempio del lavoratore con 30mila euro di stipendio annuo, la pensione con quota 100 sarebbe di € 17.836 mentre con la Fornero di € 22.932.
Secondo l’Istat, la vita media degli italiani, in continua crescita, si assesta sugli 83 anni (81 circa per gli uomini ed 84 per le donne). In base a questi dati, vivendo in media con i dati statistici sull’aspettativa di vita, quel lavoratore dell’esempio arriverebbe a percepire perché uomo, 356mila euro di pensione totale dalla data di pensionamento alla data di decesso. Con le regole Fornero, cioè restando al lavoro per 5 anni in più e quindi dai 62 ai 67, percepirebbe circa 343mila euro. Un evidente guadagno nonostante l’assegno inferiore previsto dalla nuova misura e senza considerare gli aumenti annuali per la perequazione che detonano i mesi che si perdono con le finestre mobili che in quota 100 sono imposte e nella pensione di vecchiaia no.
Correzione (24-02-2019): In una versione precedente di questo articolo si affermava che l'Inps ha messo a disposizione lo strumento di calcolo dell'assegno pensionistico, lasciando intendere che si trattasse di uno strumento nuovo e disponibile a tutti. In realtà, si tratta di un servizio disponibile già da diversi anni e ancora limitato ai lavoratori del settore privato. Ci scusiamo con i nostri lettori.