Pensione di vecchiaia a 67 anni con 20 anni di contributi, pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contribuzione versata, scivolo usuranti a 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni di versamenti previdenziali e così via fino alla nuova quota 100 che prevede 62 anni di età e 38 anni di contribuzione. Tutte o quasi le misure pensionistiche oggi vigenti (l’assegno sociale si centra a 67 anni senza considerare la carriera lavorativa) prevedono tra i requisiti per accedervi quello contributivo. Per quanti hanno cessato le loro attività lavorative e si trovano con contribuzione versata insufficiente per andare in pensione con una delle misure previste dal nostro ordinamento, la contribuzione volontaria può essere uno strumento utile a perfezionare i requisiti.

Il versamento volontario dei contributi però non è gratuito come accade con i contributi figurativi, ma occorre pagare un corrispettivo. Ciò che devono pagare i lavoratori che intendono proseguire con il versamento volontario all’Inps varia da soggetto a soggetto, in base al settore lavorativo da cui si proviene ed alla retribuzione percepita durante l’attività di lavoro. L’Inps con la circolare 42 del 13 marzo scorso ha aggiornato le tabelle relative agli importi che gli interessati devono versare con questo strumento. Contributi volontari, quanto costano? La circolare Inps mette nero su bianco le cifre del 2019.

La circolare dell’Inps

Oltre che per raggiungere il tetto prestabilito dei contributi per accedere alla quiescenza, il versamento volontario può essere utilizzato anche da chi volesse percepire una pensione più elevata andando ad aumentare il proprio montante contributivo.

Con la circolare 42/2019, pubblicata mercoledì scorso dall’Inps, sono stati aggiornati gli importi dei versamenti al tasso di inflazione previsto dall’Istat che è pari all’1,1%. Quanto costa un anno di contributi per chi decide di versarli di tasca propria? In sostanza l’Istituto nazionale di previdenza sociale conferma che nel 2019 per un anno di contributi volontari da versare, occorre pagare almeno 3.521,23 euro.

Questo importo si riferisce a chi intende presentare domanda di prosecuzione volontaria adesso, perché chi è stato autorizzato alla prosecuzione volontaria prima del 1996, il costo di un anno di versamenti resta fissato a 2.973,84 per anno.

Importi e meccanismo diversi tra categorie di lavoro

Come sottolineavamo in premessa, gli importi da versare sono differenti in base al settore lavorativo ed alla retribuzione del lavoratore.

Infatti nel calcolo degli importi che dovranno essere versati, in primo luogo si va a prendere a riferimento la retribuzione percepita durante l’ultimo anno di lavoro (52 settimane). Per chi è stato autorizzato dall’Istituto prima del 1° gennaio 1996, la retribuzione del periodo di osservazione va moltiplicata per il 27,87%, mentre per gli altri l’aliquota è fissata al 33%. Il minimo contributivo stabilito per il 2019 è pari a 205,20 euro e alla luce delle aliquote applicabili, ogni settimana di lavoro per chi volesse oggi presentare domanda di prosecuzione volontaria, costerebbe 67,72 euro. Come dicevamo, ci sono lavoratori appartenenti a settori lavorativi diversi dove si applicano aliquote altrettanto differenti.

Basti pensare agli iscritti al fondo ex-Ipost per i quali l’aliquota sé fissata al 32,65%. In agricoltura per esempio, l’aliquota è tra il 28,90 ed il 29,10%. Nettamente inferiori sono le aliquote per i lavoratori domestici e per i pescatori, rispettivamente del 17,42 e del 14,90%. Anche nel settore edile, per gli operai dei cantieri la percentuale è nettamente più favorevole, attestandosi al 14,57%. Solo per commercianti ed artigiani, per le percentuali da applicare conta anche l’aspetto anagrafico. Infatti per gli artigiani, sia titolari che collaboratori di età superiore a 21 anni, la percentuale da applicare è il 24%, mentre per i più giovani si scende al 21,45%. Alla stessa maniera per i commercianti, le percentuali sono rispettivamente del 24,09% e del 21,54%.