I primi assegni Inps relativi alle Pensioni di chi ha aderito a Quota 100 saranno in liquidazione a partire dal 1° aprile. La conferma viene da una comunicazione inviata dallo stesso istituto previdenziale a tutte le direzioni regionali con la quale si autorizza a pagare le pensioni di quota 100 anche in assenza della verifica di avvenuta cessazione di attività dei lavoratori dipendenti che, per questione di tempi troppo stretti, verrà effettuata in seguito. Una buona notizia, quindi, per i lavoratori che hanno aderito alla norma sull’anticipo pensionistico che apre, però, le porte ad una richiesta di restituzione di quanto liquidato nel caso in cui la successiva verifica dimostri che il lavoratore non ha effettivamente lasciato il lavoro.
Quota 100, assegno pensione dal 1° aprile
Con il messaggio n. 1008/2019, l’Inps ha autorizzato il pagamento, a partire dal 1° aprile, dei primi assegni a favore di quanti, in possesso dei requisiti dei 62 anni di età e 38 di contributi, hanno aderito all’anticipo pensionistico determinato dal raggiungimento della Quota 100. La specifica autorizzazione si è resa necessaria in quanto, per poter procedere alla liquidazione delle pensioni è necessario che sul sito del Ministero del lavoro sia visibile la comunicazione Unilav trasmessa dal datore di lavoro che certifica l’effettiva cessazione del rapporto di lavoro. La ristrettezza dei tempi tra la pubblicazione del decreto e la decorrenza della prima finestra utile per l’uscita anticipata dal lavoro determina, infatti, che un verifica sulla sussistenza di quest’ultimo fondamentale requisito per l’accesso a Quota 100 possa essere fatta solo successivamente alla liquidazione della pensione.
A questo proposito, lo stesso messaggio dell’Inps precisa che a seguito di una “difformità tra la dichiarazione resa nella domanda e le informazioni presenti in Unilav”, l’Inps potrà “procedere al recupero degli eventuali ratei indebiti corrisposti al richiedente”.
Rischio restituzione dopo le verifiche: un aggravio di costi per l’Inps
In pratica, l’Inps prenderà in considerazione come data per la liquidazione della pensione quella indicata nella domanda dal richiedente come data di cessazione del rapporto di lavoro, anche in assenza di una documentazione ufficiale.
Il rischio che si proceda alla liquidazione di molte pensioni che dovranno essere successivamente restituite è reale in quanto, come fa notare il deputato di Forza Italia, Galeazzo Bignami, è probabile che molte persone abbiano presentato la domanda in via cautelativa, prima della conversione del decreto in legge e prima di conoscere con esattezza il calcolo dell’assegno spettante, ma non è detto che poi abbiano effettivamente presentato le dimissioni.
Si prospetta quindi, a carico dell’Inps, un aggravio di spese, dovuto alla gestione delle somme da recuperare, e di lavoro per i dipendenti dell’Istituto che, sempre secondo l’onorevole Bignami, "si ritroveranno a trascurare altre prestazioni ordinarie che i cittadini, legittimamente, si attendono che vengano erogate”.