A giugno molti pensionati italiani riceveranno assegni più bassi di quelli incassati a maggio. Il contributo di solidarietà, i nuovi importi delle Pensioni rivalutati con il nuovo penalizzante metodo a 7 fasce e la restituzione di quanto percepito in più a gennaio, febbraio e marzo saranno effettivi probabilmente dal mese di marzo. Ed i sindacati continuano a protestare, oltre che sui tagli di assegno, anche sulla tempistica che adotta l'Inps. Perché giugno?

Il quotidiano "l'Avvenire" mette in risalto la dura presa di posizione del sindacato dei lavoratori e pensionati del comparto Sanità "Feder Spv" che reputa la scelta del governo di applicate i previsti tagli sulle pensioni a giugno, una trovata elettorale.

Infatti a maggio sono previste le elezioni europee e secondo l'articolo, tutto lascia intendere che l'esecutivo abbia posticipato il salasso per salvaguardare il gradimento elettorale. L'Inps però ha spiegato che questo ritardo nell'applicazione di provvedimenti da tempo previsti è dovuto al fatto che in questi primi mesi del 2019, governo ed Inps hanno scelto di dare la precedenza a quota 100 e reddito di cittadinanza, misure molto dispendiose dal punto di vista del lavoro che ha dovuto mettere in piedi l'Istituto.

Cosa succederà alle pensioni?

Ad aprile molti pensionati hanno già pienamente avvertito il primo radicale cambiamento che ha riguardato i loro assegni. In questo mese infatti è entrato in vigore il nuovo metodo di indicizzazione delle pensioni con tutti gli assegni a partire da quelli sopra 3 volte il minimo, che sono stati abbassati rispetto a quelli percepiti nel primo trimestre dell'anno.

A giugno probabilmente a questi pensionati verrà chiesta la restituzione delle somme in più percepite da gennaio a marzo. Il metodo di restituzione, con trattenute sulle pensioni, sarà presto deciso, con le due opzioni sul campo che restano la soluzione unica o la rateizzazione. Tra raffreddamento della indicizzazione (come la chiama l'Avvenire) e contributo di solidarietà sulle pensioni più alte e sulla parte eccedente i 100.000 euro, chiamarlo salasso non è azzardato.

Sulle pensioni quindi le polemiche sono sempre all'ordine del giorno. Dopo le critiche a quota 100 dono sopraggiunte quelle sulle pensioni di cittadinanza. In questo caso è stata la Uil, con uno studio dettagliato a dimostrare che la pensione di cittadinanza da 780 euro al mese promessa dal governo resta un miraggio. Pochi percepiranno cifre cospicue con una misura che va ad integrare il reddito dei pensionati.

Tra l'altro la Uil ha anche sottolineato la discriminazione a cui andranno incontro pensionati con assegni minimi ma frutto di versamento contributivo, rispetto a chi ha pensioni no tax area e che grazie alla pensione di cittadinanza riceveranno di più rispetto ai primi, nonostante l'assenza di versamento di contributi.