È una misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle e molto caldeggiata fin dalla nascita del nuovo esecutivo, tanto è vero che era inserita nel programma di governo che ha unito M5S e Lega. Si tratta del cosiddetto taglio sulle Pensioni d’oro tramite contributo di solidarietà. Il contributo di solidarietà andrà a colpire le pensioni sopra i 100.000 euro lordi che tradotti in soldi effettivi che entrano nelle tasche di questi pensionati, significa una pensione netta a partire da circa 3.800 euro al mese. Un articolo del settimanale “Panorama” mette in luce alcune contraddizioni di questo taglio che inizierà a sortire effetti dopo le elezioni europee, forse per questione di gradimento elettorale da parte dei partiti che guidano l’esecutivo.

In pratica, tra qualche giorno il governo inizierà a mettere le mani in tasca di molti pensionati, come riporta l’editoriale del settimanale a cura del direttore Maurizio Belpietro. L’idea originaria era quella di un prelievo su chi percepisce una pensione spropositata rispetto ai contributi che ha versato, ma come si legge tra le righe dell’articolo del settimanale, la struttura della norma rischia di colpire anche chi percepisce una pensione elevata ma comunque proveniente da elevati contributi versati.

Il contributo di solidarietà di 5 anni

Il taglio colpirà con meccanismo a scaglioni e proporzionale le pensioni sopra i 100.000 euro ma solo sulla parte eccedente questa soglia. Occorre ribadire che i 100.000 euro vanno considerati al lordo, così come la parte eccedente su cui si abbatteranno i tagli.

È un contributo di solidarietà perché così nelle mire dell’esecutivo, si dovrebbero evitare pericoli di incostituzionalità del provvedimento. La Corte Costituzionale in passato è sembrata sempre magnanima nel considerare lecito un prelievo temporaneo su pensioni elevate, giustificato da seri motivi di bilancio, piuttosto che un taglio lineare sulle pensioni.

Ecco perché il governo produrrà il contributo di solidarietà per queste pensioni con decorrenza 1° gennaio 2019 e scadenza cinque anni dopo, cioè il 31 dicembre 2023. In pratica le pensioni vittime di questi tagli lo saranno per la bellezza di 5 anni.

Su chi si abbatte il taglio?

Il taglio si abbatterà su chiunque percepisca una pensione superiore ai 100.000 euro lordi per anno, come dicevamo in premessa, più o meno 3.800 euro netti mensili.

Per i primi, cioè per chi supera di poco tale soglia, si taglierà il 15% della parte eccedente lorda che supera i 100.000 euro. Per le pensioni di importo maggiore invece il taglio sarà più deciso, con punte del 40% come tetto massimo. Secondo i grillini si tratta di prelievo forzoso ma in qualche modo giustificato perché va a colpire gli assegni previdenziali considerati d’oro, cioè pensioni che non sono supportate da adeguati contributi versati. Secondo Belpietro e Panorama, la realtà dei fatti è differente perché per come nasce il prelievo non fa differenza fra chi abbia maturato l’assegno grazie ad imponenti versamenti previdenziali e chi invece abbia sfruttato il sistema delle retribuzioni. Un vero salasso che l’esecutivo di parte pentastellata spaccia per equo ma che invece colpisce solo i pensionati e non altri contribuenti che producono redditi superiori a 100.000 euro annui.