Le problematiche delle badanti finiscono in una petizione su Facebook. Una raccolta firme avviata sul famoso social ed il cui contenuto sarà recapitato al presidente della Repubblica Mattarella, al Presidente del Consiglio Conte, al Ministro del Lavoro Di Maio e ai sindacati. Oggetto della petizione on line i soprusi e la negazione dei diritti sacrosanti negati ai lavoratori del settore domestico, quello che comprende colf, badanti, baby sitter, maggiordomi e così via. Nel testo della petizione che sembra stia riscuotendo notevole successo, almeno stando ai contatori delle firme del social, la rivendicazione dei diritti spesso negati per i lavoratori del settore, l’accusa verso le istituzioni di poca fermezza nei controlli e la piega che questa tipologia di attività lavorativa sta prendendo negli ultimi tempi, tra datori di lavoro che approfittano della mancanza di fermezza delle istituzioni e cooperative e ditte fasulle e legate alla criminalità che si arricchiscono sulle spalle dei poveri lavoratori.

Assenza di tutele e di diritti del lavoratore

Nella petizione si fa una breve cronistoria della regolamentazione che il lavoro domestico ha trovato via via nel tempo. La legge sul lavoro domestico è del 1958 ed è stata modificata nel 1972. Una tipologia di attività che prevede norme ben precise, fissate come per le altre attività di lavoro subordinato, da un Contratto Collettivo che a gennaio 2019 ha visto un aggiornamento dei minimi salariali. Un CCNL che però spessissimo viene disatteso, perché sta diventando sempre più diffuso il fenomeno dello sfruttamento del lavoro degli addetti al lavoro domestico che il più delle volte sono stranieri. Una spirale di illegalità diffusa che va ben oltre il lavoro nero che pure è uno dei problemi maggiori come le statistiche indicano con il 60% dei lavoratori che non hanno un regolare contratto di lavoro.

Negli ultimi tempi agli onori della cronaca sono balzate notizie che sottolineano la diversificazione di questo fenomeno che va dallo sfruttamento da parte di semplici datori di lavoro, il più delle volte le stesse famiglie per cui si presta servizio, a quello di cooperative ed uffici di collocamento fasulli e collegati alla criminalità organizzata.

In pratica, la petizione sottolinea come sulla pelle di questi lavoratori e sullo sfruttamento del loro lavoro, traggono beneficio le famiglie ed anche i criminali che spesso forniscono dietro ricatti, vessazioni e minacce, il lavoratore alle famiglie stesse. Gli unici fuori da questi benefici spesso illeciti, sono i malcapitati lavoratori.

Anche il CCNL non è equo

Nella petizione si parla di esercito muto in relazione al grande numero di addetti del settore (sarebbero 2.000.000 tra regolari ed irregolari oggi in attività) che restano in silenzio nonostante le evidenti problematiche di cui sono vittime. La petizione vuole dare voce proprio a questo esercito mettendo in luce anche evidenti anomalie che lo stesso CCNL lascia in campo. Il lavoratore domestico spesso è inquadrato in una categoria differente dal quella per cui dovrebbe essere assunto. E ci troviamo di fronte a badanti che hanno un contratto da colf, nonostante prestino a tutti gli effetti assistenza al soggetto non autosufficiente quale è il vecchietto o l’invalido. Spesso poi le mansioni sono duplicate e triplicate, con badanti che diventano autentiche tuttofare.

Tutto questo restando anche sottopagate in base alle ore ed alla mole di lavoro svolta. Spesso pagate solo 2 euro ad ora e per giornate di lavoro che superano di gran lunga l’orario minimo di lavoro previsto dalla normativa vigente. Non ci sono tutele nemmeno per quanto concerne lo stato di salute del lavoratore. Prestare assistenza a soggetti non autosufficienti per molte ore al giorno e per molti giorni a settimana è altamente logorante soprattutto perché tra demenza senile, Alzheimer e altre patologie di cui sono vittime i soggetti bisognosi di assistenza, anche lo stato di salute mentale delle lavoratrici (nel lavoro da badante la stragrande maggioranza è donna) è a serio rischio. Per non parlare delle conseguenze fisiche che sopraggiungono nello spostare grossi pesi quotidianamente nel caso in cui l’assistito abbia problemi deambulatori.

Sono pochi i giorni di mutua previsti dal contratto perché legati all’anzianità di servizio del lavoratore e fissati nel numero massimo di 15 giorni annui. I controlli delle istituzioni latitano, secondo il testo della petizione e rivolgersi ai giudici comporta spese che i lavoratori essendo sottopagati non possono permettersi. Gli orari di lavoro sono troppo estenuanti e non corrispondenti ai contratti che i datori di lavoro fanno firmare, lavorando oltre 54 ore a settimana a fronte delle solo 25 ore previste dalle lettere di assunzioni più comuni. Controlli che latitano anche nei confronti delle false cooperative di fornitura del lavoro per le famiglie che trattengono illegittimamente parte dello stipendio dei lavoratori o che sono i soggetti che dopo essersi fatti pagare dalle famiglie rigirano solo una piccola parte del corrispettivo per il lavoro svolto al lavoratore stesso. La petizione è a firma digitale e gli interessati possono leggerla e sottoscriverla dal sito "change.org".