Ancora polemiche per quanto riguarda il meccanismo della quota 100 fortemente voluto dalla Lega e il cosiddetto Reddito di cittadinanza sbandierato dal Movimento 5 Stelle. La Corte dei Conti, infatti, avrebbe bocciato le due misure bandiera del Governo giallo-verde chiedendo di utilizzare i risparmi ottenuti dalle misure per ridurre il debito pubblico. "Nei primi mesi del 2019 gli sviluppi congiunturali hanno confermato la non favorevole intonazione del ciclo economico globale. Non sono mancati, tuttavia, in Italia, incoraggianti segnali di recupero", si legge dal rapporto elaborato dalla Corte dei Conti.

Il reddito di cittadinanza non favorisce occupazione

Stando a quanto affermato dal quotidiano "Il Messaggero", infatti, si registra un effetto negativo valutabile in circa due punti percentuali del Pil per l'esercizio 2018. Inoltre, si ipotizza un tasso di crescita molto basso rispetto alle aspettative con la conseguente ripresa delle attività economiche. Come ormai noto, il reddito di cittadinanza voluto dal Movimento 5 Stelle comporta un costo di circa 3,9 miliardi di euro e consiste in un sussidio a favore dei disoccupati con condizioni economiche disagiate i quali avranno la possibilità di beneficiare di un importo massimo di 780 euro mensili a condizione di partecipare a corsi di formazione presso i Centri per l'Impiego o ad accettare un'offerta di lavoro congrua.

Tuttavia, la misura resta ancora al centro delle polemiche visto che, potrebbe scoraggiare l'offerta di lavoro globale.

Per la Corte dei Conti, infatti, il blocco delle domande e la rimodulazione dell'ammontare del beneficio sono importanti per il controllo dei saldi: difatti, potrebbero generarsi alcuni risparmi che potrebbero essere utilizzati per ridurre il disavanzo e rientrare nel debito pubblico.

La Corte dei Conti chiede una misura strutturale

Quanto al famigerato meccanismo della Quota 100, la Corte dei Conti avrebbe chiesto la trasformazione in una misura strutturale al fine di garantire una maggiore flessibilità pensionistica ed ampliare la maglia dei potenziali beneficiari. Inoltre, occorre tener conto delle effettive condizioni di salute della popolazione più anziana sull'adeguatezza degli assegni futuri che, a causa della precarietà del lavoro potrebbero generare Pensioni al di sotto della soglia di povertà.

La misura sbandierata dalla Lega, garantisce l'uscita anticipata a partire dai 62 anni di età anagrafica accompagnati dai 38 anni di versamenti contributivi ma esclude molti lavoratori; per questo motivo la Corte dei Conti chiede una misura strutturale.