Nella legge di Bilancio 2020 c'è un provvedimento che amplia la possibilità di riscattare i periodi di buco contributivo per poter andare in pensione. Si tratta di un emendamento alla pace contributiva entrata in vigore con la manovra di Bilancio del primo Governo Conte, che adesso potrebbe venire ritoccata e potenziata. L'emendamento prevede l'estensione da 5 a 10 anni dei periodi di vuoto contributivo riscattabili dietro pagamento da parte dei soggetti interessati. La pace contributiva è nata in via sperimentale per il triennio 2019-2021. L'emendamento approvato in Senato ora potrebbe allargare le opzioni disponibili.
Ecco di cosa si tratta e come funziona questa particolare misura che potrebbe essere sfruttata da chi ha carriere costellate dalla discontinuità lavorativa.
La pace contributiva anche nel 2020
Come dicevamo, la misura è nata con il Governo giallo-verde e adesso viene potenziata dal Governo giallo-rosso. Resta da aspettare l'approvazione definitiva della manovra. Probabilmente alla Camera la manovra arriverà blindata e con voto di fiducia. Ciò significa che nessun correttivo potrà essere inserito ulteriormente. Questo amplia la possibilità che l'estensione da 5 a 10 anni del periodo riscattabile approvata in Senato faccia parte davvero della legge di Bilancio.
Ricapitolando, come previsto fin dall'avvio dello strumento, nel 2020 resterà in vigore la possibilità, per chi ha vuoti contributivi, di riscattarli ai fini pensionistici.
La misura si rivolge a soggetti che rientrano, come regole di calcolo della pensione, nel sistema contributivo. Infatti, possono accedere a questa opzione solo coloro i quali non hanno anzianità contributiva antecedente il 1° gennaio 1996. In altri termini, niente riscatto dei buchi contributivi per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, per coloro cioè che ricadono nel cosiddetto sistema misto.
Questo vincolo di fatto esclude la facoltà di riscattare questi periodi in cui non si è versato alcun contributo per raggiungere i 38 anni di contributi richiesti per la quota 100. Questo blocco deriva dal fatto che la quota 100 scadrà nel 2021 e visto che l'esecutivo non sembra intenzionato a continuare con la sperimentazione di questa misura per quotisti, il riscatto non può essere utilizzato.
I potenziali beneficiari della quota 100, per evidenti questioni di montante contributivo, non possono essere in nessun caso i contributivi puri, perché per raggiungere i 38 anni di contributi minimi richiesti devono aver per forza di cose iniziato a lavorare prima del 1996.
Come funziona la misura
L'emendamento dunque raddoppia la possibilità di riscattare i vuoti contributi che passano da 5 a 10 anni. La facoltà è ammissibile anche se i vuoti di versamento sono discontinui. La misura si rivolge ai lavoratori dipendenti iscritti alla Assicurazione Generale Obbligatoria, alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, alla gestione separata Inps ed alle gestioni sostitutive ed esclusive dell’Ago.
Per tutti i lavoratori che hanno avuto attività caratterizzate dalla discontinuità, cioè con periodi di mancato versamento di contribuzione tra un periodo di lavoro ed un altro, adesso si può sanare la situazione, sfruttando eventualmente la possibilità di arrivare fino a 10 anni di nuova copertura previdenziale. Una opzione che può servire a chi vuole arrivare ai 20 anni di contributi richiesti per la pensione di vecchiaia, o per arrivare alle future Pensioni anticipate, che oggi si centrano con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne (per tutti, senza alcun vincolo di età).
Il riscatto è oneroso, cioè spetta al richiedente l'onere di pagare il corrispettivo richiesto dall'Inps per coprire i periodi di vuoto da contributi.
Come previsto fin dal varo della misura, il pagamento può essere fatto in un’unica soluzione o in rate mensili fino ad un massimo di 10 anni. Le domande di riscatto vanno presentate entro il 31 dicembre 2021 e sarà possibile inserire nella domanda solo i periodi di assenza contributiva antecedenti il 29 gennaio 2019, cioè il giorno prima che entrasse in vigore la legge di Bilancio del governo Conte uno e quindi che entrasse in vigore il provvedimento della pace contributiva.