Il 31 marzo è una data che molti lavoratori dovrebbero segnare sul calendario perché è quella fissata per una importante scadenza relativa all'anticipo pensionistico a carico dello Stato, il cosiddetto Ape social. Proprio a fine marzo scade la finestra utile a chi raggiunge i requisiti per poter accedere a questa misura di prepensionamento. Si tratta della prima finestra del 2020: dal momento che la misura è stata prorogata per tutto il corrente anno, si apriranno altre due date utili per presentare le istanze di certificazione del diritto, il 15 luglio ed il 30 novembre.
Presentare la domanda entro la prima finestra utile evita al richiedente il rischio che l'istanza venga respinta perché non finanziabile.
Ape sociale, perché è importante la scadenza di fine marzo
Occorre ricordare al riguardo che la data di presentazione delle istanze è molto importante perché l'Ape sociale non è una misura strutturale e, soprattutto, perché funziona in base alle dotazioni economiche messe a bilancio per la misura stessa. In altri termini, le domande che perverranno all'Inps alla terza finestra verranno liquidate, sempre che i requisiti siano soddisfatti da parte del richiedente, solo se i soldi stanziati basteranno. La domanda in scadenza è quella di certificazione del diritto alla pensione, cioè l'istanza propedeutica alla vera e propria domanda di Ape sociale.
Infatti per chi presenta domanda entro marzo, l'Inps dovrebbe rispondere entro giugno, certificando o rigettando il diritto ad accedere al prepensionamento con l'Ape sociale del richiedente. Naturalmente la domanda di prepensionamento con questa misura può essere inoltrata da coloro che, alla data di presentazione della domanda, si dovessero trovare ad aver completato i requisiti richiesti.
A chi si rivolge l'Ape sociale 2020
Nell'ultima legge di Bilancio il governo ha deciso solo di prorogare la misura, non andando a ritoccare i requisiti di accesso alla stessa, che restano inalterati rispetto a quelli del 2019. Quali sono i requisiti per l'Ape sociale? Prima di tutto occorre dire che non si tratta di una vera e propria pensione, ma piuttosto di un assegno che accompagna i pensionati fino ai 67 anni di età che garantiscono a questi soggetti la pensione di vecchiaia.
Infatti l'Ape sociale è assegnata a scadenza, cioè dalla data di presentazione della domanda e fino al compimento dei 67 anni di età del beneficiario, quando decade per fare posto alla pensione di vecchiaia ordinaria. Inoltre, a differenza delle normali prestazioni pensionistiche, l'Ape non prevede la tredicesima mensilità e non è reversibile a causa del decesso del beneficiario. La misura si rivolge solo a determinate e particolari categorie di soggetti, tutti con specifiche condizioni socio-economiche. Possono presentare domanda i disoccupati, gli invalidi, i caregivers e chi rientra nelle platee dei lavori gravosi.
Quali sono i requisiti per l'Ape sociale 2020
L'età pensionabile minima per poter rientrare nel perimetro di funzionamento dell'Ape sociale è 63 anni.
I contributi versati invece devono essere non meno della soglia di 30 anni e per i lavori gravosi di 36. Oltre ad età e contributi, sono necessari altri requisiti specifici e variabili a seconda della categoria del richiedente. Per i disoccupati servono almeno 63 anni di età, 30 anni di contributi e un periodo minimo di tre mesi dall'ultima Naspi ricevuta. Per via di questo vincolo è evidente che l'Ape sociale si rivolga a persone che hanno perso il lavoro involontariamente, cioè per licenziamento, dimissioni per giusta causa o per scadenza del contratto, cioè i requisiti utili a percepire l'indennità per disoccupati Inps. Per chi provenga da una chiusura di un contratto di lavoro a termine, occorre che nei 36 mesi che precedono la domanda di Ape sociale, almeno 18 siano stati lavorati con contratto di lavoro dipendente.
Stessi requisiti si applicano agli invalidi ed ai caregivers. Sia l'invalido sia direttamente il richiedente, o che il soggetto a carico fiscale se il richiedente è caregivers, la percentuale di riduzione della capacità lavorativa deve essere di almeno il 74% e certificata dalle commissioni Asl competenti. Per i caregivers occorre che il disabile a carico sia il coniuge o un parente di primo grado e che l'assistenza duri da almeno sei mesi prima di presentare domanda. Sempre 63 anni di età sono necessari per i lavori gravosi, ma i contributi necessari sono 36 anni. Occorre altresì che la mansione gravosa sia stata svolta in sei degli ultimi sette anni di carriera o in sette degli ultimi dieci.
In tutto sono 15 le attività di lavoro gravoso che possono dare diritto al prepensionamento. Ci sono i facchini, gli edili, i gruisti, gli infermieri (anche le ostetriche) delle sale operatorie che lavorano in turni, i macchinisti dei treni (ed il personale ferroviario viaggiante), i camionisti, i siderurgici, i marittimi, i pescatori, gli agricoli, i conciatori di pelli, gli addetti ai rifiuti, gli addetti all'assistenza di persone non autosufficienti (anche le badanti), gli addetti alle pulizie e le maestre della scuola di infanzia e degli asili nido. Al momento della presentazione dell'istanza di certificazione del diritto, questi lavoratori devono avere in pieno lo status di lavoratore alle prese con le mansioni gravose, mentre per il requisito contributivo ed anagrafico, entrambi possono essere completati entro il 30 dicembre 2020.