I tweet di oggi, 21 aprile, non risparmiano nessuno, soprattutto perché gli argomenti su cui si dibatte sono la Scuola e la nuova didattica a distanza che, dopo una prima fase di rodaggio, con il rientro dalle vacanze pasquali è entrata nel vivo grazie all’applicazione della piattaforma ufficiale Google Suite. Infatti, la maggior parte degli istituti si sono uniformati alle indicazioni del Miur e ad oggi utilizzano la piattaforma Google per la didattica on-line, ma si moltiplicano le critiche dei genitori sempre più coinvolti dalla nuova metodologia d’insegnamento.

Non solo. Alle rimostranze dei genitori, si aggiungono quelle di chi frequenta l’ultimo anno della scuola superiore ed è in attesa di capire meglio come si svolgerà l’esame di maturità e la polemica sollevata dagli studenti universitari.

I genitori chiedono la riapertura delle scuole

“Con questa quarantena, stanno venendo fuori degli studenti come come Albert Einstein con verifiche perfette oppure studenti alla Pierino. La didattica a distanza non può sostituirsi a quella ordinaria. Non è scuola questa, riaprite le scuole”, twitta uno tra i tanti genitori che in questi giorni usano gli hashtag #didatticaadistanza e #scuola per dire la loro. “La scuola sarà l’ultima ad aprire, non c’è organizzazione, le aule sono piene e i trasporti pubblici rappresentano un altro problema.

Invece il calcio riparte da maggio.Certo in quel caso si tratta di soldi!”, è questo un altro commento al vetriolo, mentre c’è chi mette in dubbio il lavoro svolto dal corpo docente che non sarebbe chiaro nell’attribuzione dei voti. Ma il fronte dei genitori, in questo caso, non è compatto. “Scusate, leggo che tanti vorrebbero riaprire la scuola.

Capisco la vostra opinione, ma se riaprissero gli istituti scolastici, pur provando a rispettare le regole, tra tutte le persone che s’incontrano, le classi numerose e i trasporti pubblici, il tutto sarebbe davvero un bel casino”, scrive un altro genitore con un tweet a cui ne segue un altro dello stesso tenore. “Avete idea di quante persone entrano ed escono da una scuola?

Saremmo appiccicati, per non parlare dei mezzi di trasporto”.

La didattica on-line vista dai maturandi

Gli studenti che frequentano il quinto anno della scuola superiore e che dovranno sostenere l’esame di maturità, dal canto loro, hanno qualcosa da recriminare. Un aspetto che gli studenti mettono in discussione riguarda il metodo con cui viene svolta la didattica a distanza. “Alcune volte i docenti ci avvertono della lezione 10 minuti prima dal suo inizio, non potrebbero dircelo prima?”, fa notare una ragazza usando l’hashtag che in questi giorni va per la maggiore, cioè #scuola. “Lo sappiamo tutti che la maturità 2020 verrà fatta in presenza, perché una cosa è fare le lodi della didattica a distanza, mentre un’altra è consentire a tutti una connessione reale”.

Però, i maturandi hanno altro da ridere, e questa volta si tratta del metro di misura utilizzato per l’attribuzione del voto finale. Il colloquio finale potrebbe valere 60 punti su 100 e 40 il percorso scolastico. “Ma cosa succede se non si è potuto frequentare con costanza le lezioni on-line, varrà il 60% di tutto il percorso scolastico?”, è la domanda di un ragazzo che questa volta usa un hashtag diverso #scuola #maturità2020.

Cosa dicono gli studenti universitari

Anche gli studenti universitari, a seguito della sospensione delle attività di didattiche, hanno riscontrato numerose difficoltà. “Durante questa emergenza, gli studenti universitari sono stati completamente dimenticati. Siamo stati abbandonati senza tutele e, in troppi casi, senza mezzi.

La lezione caricata serve a poco se si fa fatica a reperire gli strumenti e le informazioni necessari. Sulla sorte dei poveri tesisti c’è da piangere!”. In questo caso, il tag utilizzato è sempre #scuola, mentre uno studente pensa bene di usare un simpatico nomignolo per chiudere la sfilza di commenti negativi. “Io sono un clown. Se la scuola è chiusa non va bene, se riapre non va bene uguale. E nemmeno le lezioni on-line vanno bene. Ma una cosa che vi sta bene, esiste? Di noi universitari non si preoccupa nessuno”.