Il ministro della Pubblica amministrazione Brunetta continua a parlare di rivoluzione dei Concorsi Pubblici e della riforma contenuta nell’articolo 10 del Decreto legge 44/2021. Lo ha fatto ieri nell’ambito della lezione “Il cambiamento della Pa”, di fronte a 800 studenti del corso di Economia e management dell’Università Bocconi di Milano. L'obiettivo è sempre lo stesso: una Pubblica amministrazione nuova, agile, giovane, tecnologica attraverso la ripartenza dei concorsi fermi e la velocizzazione delle selezione. E sì perché il piano per cambiare l’apparato pubblico prevede lo sblocco di oltre 125mila posti pubblici pronti a essere assegnati secondo regole nuove e nel rispetto dei protocolli di sicurezza anti-Covid.
Sbloccare i concorsi: digitalizzare e semplificare le procedure (anche a regime)
Gli strumenti per realizzare tale progetto sembrano esserci tutti ovvero: sono stati infatti introdotti algoritmi e ci si è affidati all'intelligenza artificiale. L'art 10 del Decreto legge 44/2021 prevede anche una selezione preliminare mediante i titoli, a determinate condizioni, l'abolizione dei quiz di matematica e l'introduzione di prove telematiche. Il cambiamento della cultura del reclutamento dovrebbe quindi esser attuato non solo con l'abbandono della carta e penna e del cosiddetto concorso ottocentesco, ma anche attraverso un'accelerazione e semplificazione dell'iter concorsuale. Ecco quindi che se da una parte non ci sarà più spazio, almeno a livello generale, per domande di logica e banche dati di quiz da memorizzare per superare le prove, dall'altro lato secondo il ministro Brunetta ci saranno tantissime occasioni per chi ha titoli basici grazie a molti concorsi digitalizzati che non dureranno più quattro anni, ma al massimo 100 giorni.
Questo il nucleo sostanziale del discorso del ministro Brunetta che ha ribadito come a queste finalità principali dell’articolo 10 Decreto legge 44/2021 se ne aggiunge un'altra: la valorizzazione delle competenze e non delle semplici conoscenze. A tal proposito il ministro della pubblica amministrazione ha evidenziato come l'intento dell’articolo 10 non era e non poteva essere quello di fermare i giovani.
Il riferimento è alla selezione preliminare mediante i titoli legalmente riconosciuti prevista per l’ammissione alle prove successive che ha suscitato diverse preoccupazioni e critiche aspre fra i più giovani (neolaureati o diplomati). La valutazione dei titoli sembrava dovesse concorrere alla formazione del punteggio finale.
Invece lungi dal penalizzare i giovani, mira a premiare la meritocrazia e il patrimonio formativo.
La correzione dell’art. 10 nella parte che riguarda la valutazione per titoli
A confermare tale intento con maggiore chiarezza, è stato però l’emendamento 10.100 presentato recentemente dalla senatrice Loredana Russo, sostenuto dal Governo, che ha in parte modificato l’art. 10. Lo stesso dispone in breve come la valutazione per titoli, ai fini dell’ammissione alle fasi concorsuali successive, potrà essere effettuata solo per i profili a elevata specializzazione amministrativa o tecnica. Ne consegue che se tale emendamento venisse approvato, si lascerebbero fuori dalla valutazione dei titoli gli altri profili “ordinari” come ad esempio quello per istruttore e funzionario.
Anche l’esperienza, da valutare sempre e comunque dopo le prove e a fine concorso, potrebbe valere come punteggio aggiuntivo. Punteggio di titoli ed esperienza dovrebbero inoltre concorrere in misura non superiore ad 1/3 alla formazione del punteggio finale.