L'uscita per andare in pensione cinque anni prima potrebbe riguardare anche i lavoratori impiegati nelle piccole imprese. È uno dei punti sul quale punterebbe il governo Draghi per la riforma delle Pensioni che verrà varata con la legge di Bilancio 2022: si tratterebbe di allargare lo scivolo pensionistico facendo leva su quelli che sono i criteri odierni, in particolare sul numero di addetti delle imprese per poter presentare domanda di prepensionamento dei propri dipendenti. Attualmente l'uscita agevolata di 60 mesi sui requisiti della riforma Fornero riguarda le imprese con almeno 250 dipendenti, ma gli strumenti previdenziali previsti dal contratto di espansione potrebbero essere rivisti spostando al ribasso l'asticella dimensionale degli addetti in modo da includere il maggior numero di imprese e di lavoratori.

Pensioni a 62 anni o con 37 anni e 10 mesi di contributi: chi può presentare domanda entro il 30 novembre 2021

La legge di Bilancio 2021 ha posto le prove generali dei contratti di espansione alle piccole e medie imprese, permettendo ai datori di lavoro di agevolare le pensioni dei dipendenti a partire dai 62 anni (rispetto ai 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia) o con 37 anni e 10 mesi (36 e 10 mesi per le donne) se l'obiettivo è l'uscita immediata sulla pensione anticipata dei soli contributi. Tuttavia, il contratto di espansione potrebbe rappresentare il principale strumento di "staffetta generazionale" che permetterebbe di mandare in pensione i lavoratori prossimi all'uscita (o di trasformare i loro contratti in part-time in attesa della pensione) consentendo, contestualmente, alle aziende di assumere giovani lavoratori.

Secondo l'attuale normativa, possono ricorrere al prepensionamento dei dipendenti con lo scivolo dei 5 anni le imprese con almeno 1.000 dipendenti (già in vigore dal 2019) beneficiando fino a tre anni di Naspi per gli oneri previdenziali degli addetti in uscita purché contestualmente le realtà aziendali provvedano a un nuovo assunto ogni tre pensionamenti; la legge di Bilancio 2021 ha allargato la platea ammettendo anche le imprese con almeno 500 dipendenti all'esodo, sia con i vantaggi previdenziali che con quelli di riorganizzazione aziendale del personale e occupazionale.

Pensioni anticipate: uscita 5 anni prima come strumento per il dopo blocco-licenziamenti

La stessa legge di Bilancio attualmente in vigore ha ammesso al prepensionamento con lo scivolo anche le realtà aziendali a partire da 250 dipendenti, con i soli benefici previdenziali (uscita a 62 anni o con 37,10 di contributi e copertura dell'indennità mensile del primo biennio con la Naspi).

Lo strumento potrebbe essere il salvagente per le imprese al termine del blocco dei licenziamenti economici, in vigore fino al 30 giugno 2021 per le imprese appartenenti alle costruzioni e al settore industriale che hanno impiegato gli strumenti ordinari di integrazione salariale, e al 30 ottobre per le imprese del terziario che stanno utilizzando il Fis e la cassa integrazione in deroga per le difficoltà dell'emergenza coronavirus. Dopo la circolare attuativa dell'Inps di fine marzo, per la domanda del 2021 dello scivolo pensionistico c'è tempo fino al 30 novembre prossimo. Oltre questa data, per i prepensionamenti del 2022 - anno in cui non sarà più possibile uscire con quota 100 - lo strumento potrebbe essere rivisto includendo anche i lavoratori delle imprese più piccole.

Riforma pensioni: nel 2022 le ipotesi di flessibilità in uscita e di scivoli pensionistici

Nell'ambito della riforma delle pensioni e di aiuti nelle riorganizzazioni aziendali e ricambio delle competenze, nella prossima legge di Bilancio si ipotizza di abbassare l'asticella dimensionale a 100-150 addetti, con una spesa marginale sulla maggiore platea di beneficiari della misura stimata tra i 600 e gli 800 milioni di euro. Tuttavia, dopo l'intervento del presidente dell'Inps Pasquale Tridico che ha rilanciato varie proposte di pensioni flessibili e di strumenti per l'uscita dei lavoratori da tutelare - come gli impiegati in attività gravose e usuranti o le donne madri - si ipotizza che il limite dei 250 addetti per utilizzare il contratto di espansione potrebbe essere ridotto addirittura a 50 unità permettendo, di fatto, anche alle imprese più piccole di poter mandare in pensione anticipata di 5 anni i propri dipendenti in esubero e di procedere all'assunzione dei giovani.