Il mio contributo al mondo è la mia abilità nel disegnare. Dipingere è ancora sostanzialmente la stessa identica cosa che fu nella preistoria. Riunisce l’uomo e il mondo. Vive nella Magia”. (Keith Haring)

Una bacchetta magica tutta speciale quelle del writer statunitense la cui arte rivivrà nella mostra evento tra le più attese del nuovo anno. Mancano, infatti, pochissimi giorni alla data del 20 febbraio che inaugurerà Keith Haring. Urban art, il titolo dell’esposizione ospite fino al 18 giugno 2017, tra le sale di Palazzo Reale a Milano. Grazie ad una vasta selezione di opere provenienti da tutto il mondo (ben 110), quella del capoluogo lombardo si presenta come un’occasione d’oro per conoscere e ammirare dal vivo l’intera vita artistica del pittore americano.

Keith Haring (1958-1990), l’uomo della “pop art-graffiti”, amico di Jean Michel Basquiat ed Andy Warhol

Tra i massimi esponenti di quella New York metropolitana tanto in voga negli anni Ottanta. Un fenomeno definito come sociale che ha cambiato la comunicazione visiva mondiale. Le sue creazioni sembrano la caricatura stessa dell’animazione. Un contorno nero e compatto, l'uso di colori accesi e l’immancabile “rosso. Uno dei colori più forti. E’ come il sangue, colpisce l’occhio”, come amava descrivere lo stesso Haring.

Curata da Gianni Mercurio, con la collaborazione scientifica di Madeinart e il contributo della Keith Haring Foundation, la mostra 2017 di Palazzo Reale vuole porre l'accento alla pittura militante di Haring per accostarla ad altri artisti e linguaggi che riflettono nelle sue tele la capacità dell’arte di auto rigenerarsi.

Poter collegare tra loro culture diverse e universali in unico linguaggio interiore, che pone al centro l'uomo e la sua individualità.

Prima di andare a vedere la mostra si può dare una rinfrescata alla memoria con The Universe of Keith Haring, il documentario girato da Christina Clausen nel 2007 che racconta la vita dell'artista di Reading. (visibile alla fine dell'articolo o su Youtube).

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