La Formula Uno ha cambiato proprietario. Bernie Ecclestone, storico patron del circus, ha raggiunto l'accordo con il gruppo americano della comunicazione Liberty Media. Il colosso, facente capo all'americano John Malone, chiude un affare dal valore stimato di circa 8 miliardi di dollari. Per il mondo dei motori è un'autentica rivoluzione.

Ecclestone rimane, per ora

John Malone è riuscito dove il suo rivale, Rupert Murdoch, aveva fallito. La Liberty Mediaè la nuova proprietaria del circus di Formula Uno. Si chiude, quindi, l'era di Bernie Ecclestone.

L'ottantacinquenne inglese resterà comunque ancora in sella per alcuni anni come amministratore delegato. Alla presidenza andrà Chase Carey. Quest'ultimo è noto al pubblico per essere l'ex vice presidente della 21st Century Fox.L'operazione messa in piedi prevede un acquisto iniziale di una quota pari al 18.7% per un valore di 4.4 miliardi e la piena acquisizione quando l'accordo verrà chiuso per una cifra stimata tra i 6 e gli 8 miliardi di dollari.Come ha dichiarato Greg Maffei, presidente e amministratore delegato di Liberty Media, la Formula Uno va incontro ad un'autentica rivoluzione. Lo scopo è quello di creare un circuito sempre più spettacolare e aumentare la competitività e i ricavi.

Il lungo addio di Ecclestone è cominciato.La speranza degli appassionati è che con Liberty Media le gare tornino ad essere uno spettacolo più competitivo con più scuderie in gare per il titolo e non, come accade ora, con un dominio scontato da inizio alla fine, di una sola casa costruttrice.

Da pilota a supermanager

Ex pilota con poco talento e altrettanto poca gloria, Ecclestone si è rifatto con gli interessi nel mondo degli affari.

Il manager inglese è stato tra i fondatori della FOCA (Formula One Constructors Associations) che, negli anni settanta, si contrappose alla FIA. Successivamente, grazie al suo innato fiuto degli affari, riuscì a farsi consegnare dalla FIA l'intero settore della Formula Uno, controllando sia gli aspetti televisivi che commerciali del circus.Sulla sua "reggenza" non sono mancate le polemiche.

Gli si rimprovera di aver fatto perdere appeal e popolarità alle gare e di aver fatto sbarcare le corse in paesi nella lista nera dei diritti umani, per mero tornaconto personale.Quello che è certo, è che sotto il suo controllo il circuito automobilistico si è trasformato da spettacolo per puri amatori, in manifestazione globale da oltre due miliardi di dollari l'anno di fatturato.