La polizia tedesca ha arrestato un dirigente della Porsche nell’ambito dell’inchiesta sullo scandalo Dieselgate, le emissioni nocive truccate per eludere i limiti di legge da parte di alcune case automobilistiche. La notizia è stata data dallo stesso presidente del consiglio di amministrazione, Oliver Blume, con la consueta lettera del venerdì ai dipendenti e poi ripresa dai principali quotidiani tedeschi.
L’arresto di un dirigente Porsche per lo scandalo dieselgate: le ipotesi di reato
La notizia dell’arresto di un dirigente Porsche segue quella della perquisizione, effettuata nei giorni scorsi, degli uffici della casa tedesca dopo che, nelle settimane precedenti, analoga sorte era toccata alle sedi di Audi, Volkswagen e Bmw.
Circa 200 tra procuratori ed agenti di polizia hanno passato al setaccio i documenti dell’azienda alla ricerca di prove relative allo scandalo delle emissioni, traendo poi in arresto un dirigente. Secondo indiscrezioni non confermate, si tratterebbe di Jörg Kerner, ingegnere di 48 anni, responsabile dello sviluppo dei motori di Porsche che in passato ha lavorato anche per Audi, marchio sempre appartenente al gruppo Volkswagen.
Le ipotesi di reato che hanno portato all’arresto del manager sarebbero quelle di frode e pubblicità ingannevole. L’azienda non ha voluto commentare l’arresto assicurando piena collaborazione con le autorità pur respingendo le accuse di ogni coinvolgimento di Porsche nello scandalo dieselgate.
Dieselgate, un caso sempre aperto
Come si ricorderà, nel 2015 il gruppo automobilistico tedesco Volkswagen fu accusato dall’Agenzia federale per la protezione ambientale degli Stati Uniti, Epa, di aver installato su 11 milioni di autovetture del gruppo un software in grado di ingannare i test sulle emissioni nocive dei motori diesel.
Le accuse furono poi ammesse dall’azienda che aveva rivelato come il software elaborato dai propri ingegneri fosse in grado di ridurre temporaneamente le emissioni nocive durante lo svolgimento dei test, in modo che queste non risultassero oltre la soglia consentita per legge mentre, normalmente, erano fino a 40 volte superiori.
Quello del dieselgate rimane, quindi, un argomento sempre all’ordine del giorno per i dirigenti della casa tedesca, nonostante le buone notizie recentemente giunte dagli Stati Uniti dove sono state respinte le azioni legali intentate dalle amministrazioni di alcuni Stati dopo che, nel 2016, un tribunale statunitense aveva approvato la proposta di accordo da 14,7 miliardi di dollari formulata da Volkswagen per chiudere i contenziosi legati ai motori diesel truccati.