Dalla Corte Europea per i diritti dell'uomo arriva unimportante riconoscimento nella battaglia per la parità di dirittifra coppie omosessuali ed eterosessuali. E', infatti, di solo pochigiorni fa la sentenza con la quale la Corte di Strasburgo si èpronunciata in senso favorevole in merito alla possibilità diadozione dei figli del partner nell'ipotesi di coppie gay nonsposate.

La questione posta alla base della importante pronuncia ha avutoorigine in Austria. Qui due donne, conviventi da molti anniinsieme al figlio di una di loro, si erano viste negare lapossibilità di procedere all'adozione del bambino in capo allacompagna della madre.

Costoro, infatti, al fine di rinsaldare ilegami affettivi tra loro esistenti, avevano predisposto unaccordo di adozione, che era stato successivamente sottopostoall'approvazione del Tribunale competente, conesito negativo. Le ragioni del rifiuto opposto dal giudiceadito erano strettamente correlate alla natura omosessuale dellarelazione; invero, in base alla legislazione austriaca,con l'eventuale approvazione della suddetta adozione si sarebbeverificato un vero e proprio paradosso, poiché l'adozione del minoreda parte della compagna avrebbe fatto venir meno ogni legame con lamadre naturale. Afferma, infatti, la normativa de qua che l'adozionead opera di un partner pone fine al legame con il genitore biologicodello stesso sesso.

Pertanto, il tribunale aveva ritenuto necessario non validare l'accordo sottoscrittodalle parti al fine di non recidere il legame tra il minore e lamadre naturale. Tuttavia la coppia, valutando la decisione emessa come illegittima, si era rivolta alla Cortedi Strasburgo per tutelare i propri diritti.

La Corte, con lasentenza in questione, ha dichiarato infondato il principioenunciato nella legislazione nazionale, affermando altresì che, inossequio al principio di uguaglianza, devono essere garantiti paridiritti alle coppie omosessuali ed eterosessuali, atteso che lalegislazione austriaca riconosce specificatamente la possibilità diadozione dei figli del partner nelle ipotesi di coppie non unite inmatrimonio.

La pronuncia della Corte Europea cristallizza per la prima voltaun principio di diritto da più parti invocato, ma ancoradifficilmente riconosciuto, ovvero quello della possibilità diadozione per le coppie gay.

Tuttavia, sebbene questa sentenza siain grado di offrire una copertura autorevole per le situazioniin cui uno dei partner sia già genitore, e desideri che ilfiglio venga adottato dal proprio compagno, sempre che la medesimapossibilità sia riconosciuta in capo alle coppie eterosessuali,non spiega nessuna utilità in tutti quei paesi la cui legislazionenazionale non riconosce né il matrimonio tra persone dello stessosesso, né la possibilità di adozione per le coppie di fatto, comeavviene in Italia.

La corte di Strasburgo, infatti, lungi dall'imporre un obbligogenerale di legittimazione delle adozioni per le coppie gay, si èlimitata ad estendere tale diritto nelle fattispecie in cui le nazioni loriconoscano alle coppie eterosessuali, in ossequio ai principi dinon discriminazione (art. 18 della Convenzione) e tutela dellavita familiare (art. 8) . Al tempo stesso ha, tuttavia, ribadito,quale obiter dictum, che non vige nessun obbligo di istituire il matrimonio o la possibilità di adozione per lecoppie gay per le nazioni europee che, attualmente, non loprevedono.