È sempre più frequente incontrare qualcuno che parlando del più e del meno arrivi a raccontarci delle sue vicissitudini sanitarie esprimendo preoccupazione dei suoi sopraggiunti aumenti di HDL, LDL, trigliceridi, colesterolo.

Altre volte, più semplicemente, proprio noi abbiamo ricevuto questa notizia dal nostro medico di fiducia. Non passa tempo che su qualche rivista non se ne faccia cenno: l'argomento diventa così pervasivo della nostra vita che si arriva ad attribuirgli storie le più fantasiose, le si carica di significati esagerati: le stesse analisi del sangue, fuori dall'Italia non occorre farle a digiuno perché si è visto che la differenza è tale da non giustificarlo, da noi lo si deve rispettare per 8, 12 ore.

Compaiono le prime leggende metropolitane: incombe su tutte quella del colesterolo cattivo, come se, quando troppo alto, ce ne fosse uno buono. Alcuni studi testimoniano il ruolo del’LDL rispetto all'HDL: sia l'uno che l'altro hanno subcomponenti associate all'aumento dell’incidenza di malattie cardiovascolari gravi . 

È motivata tutta questa attenzione? E ancora, quali organi compromette, quali funzioni vengono alterate, quanto tempo occorre a questa particolare condizione metabolica per agire? Che rimedi si possono attivare?

A questo punto è importante introdurre il concetto di "rischio". Il "rischio" contrapposto al concetto di malattia, contrapposto ma che di fatto lo precede, non necessariamente, ma che lo può anticipare, un preambolo, la condizione di partenza dalla quale però è possibile tornare indietro.





Livelli elevati di colesterolo aumentano il rischio di gravi conseguenze per la salute. Qui si entra nel campo della statistica. Con il colesterolo alto si ha una buona probabilità di malattie cardiovascolari invalidanti o la morte, ma non la certezza. Di buono partecipa alla costruzione di alcuni mattoni fondamentali del nostro organismo, la parete e le strutture intime cellulari, le guaine dei nervi, le riserve energetiche.

Quando è troppo, in alcune condizioni, si accumula nei tessuti connettivi per dare vita a forme di deposito a volte indifferenti, a volte che riducono la funzione del tessuto "ospite".

Le lesioni aterosclerotiche nelle arterie compaiono già a 18 anni (lo si è visto per la prima volta nei cadaveri ottenuti da diciott’enni morti nella guerra del Vietnam); si narra poi che gli orsi raggiungano livelli di colesterolo nel sangue talmente elevati che un paziente europeo tremerebbe solo a pensarci. Se noi escludiamo alcune patologie nelle quali esiste una propensione familiare a questa alterazione, con relativo aumento di accidenti cardiovascolari, l'aumento del rischio effettivamente legato al colesterolo può essere ridotto da una dieta appropriata e in ultima istanza con l'assunzione di alcune medicine senza arrivare all’accidente cardio vascolare. L’importante è agire riducendo tutti i livelli di colesterolo sierico.