Tutte le parti del corpo possono essere oggetto di attenzione della nostra psiche. Quando questa attenzione è troppo intensa o dura da troppo tempo, si instaurano cambiamenti nella funzione e nella anatomia del nostro organismo più o meno stabili, quasi possano essere il risultato dell'inerzia di una forza che cerchi di incrementare un effetto che non può più esserlo se non di poco, a scapito di uno spreco di energia e a beneficio di piccoli vantaggi se non addirittura di una malfunzione di uno o più organi: lo stomaco, il cuore, la pelle, la testa, per fare alcuni esempi.

Molti sono i sintomi che potrebbero essere presi in considerazione e spesso, nonostante le nostre attuali conoscenze scientifiche, sconosciuti a una corretta, matematica, intuitiva relazione causale.

Siamo come macchine guidate da un computer: dei sensori rilevano i vari segnali che ci circondano, un'unità centrale, il computer le elabora, le paragona alle informazioni in memoria, sceglie le operazioni da eseguire più opportuna secondo una programmazione predefinita: accendere una lampadina, azionare i freni, cambiare le marce...

Il nostro organismo assomiglia ad un'automobile, più complicata ma gli assomiglia: abbiamo circa sei apparati sensori base (udito, olfatto, vista, percezioni tattili, gusto, propriocezione, e io aggiungerei senso del dolore) che ci potrebbero bombardare di segnali.

Ma la nostra unità centrale (il cervello nel suo insieme) sceglie in modo autonomo e personale solo quelli più interessanti al fine di poter decidere ciò che fare.

Contrariamente alle macchine che vengono programmate per farlo secondo rigide limitate regole stabilite, il cervello è capace di orientare la sua attenzione su questo o quello, in funzione della volontà o degli interessi o di ciò che ritiene importante al momento, arrivando a sopprimere quegli stimoli che, anche dolorosi, in condizioni normali non ha senso che siano percepiti, e ad esaltare invece quelli che suppone interessanti per cercare rimedi, attivare funzioni, intraprendere azioni, magari rendere di più.

Siamo capaci di aumentare o diminuire il livello delle informazioni da elaborare in funzione dello stato di coscienza e dello stato emotivo vissuto, ma fino a un certo limite.

Quando ci si sforza di fare qualcosa, l'implemento della nostra capacità di attenzione, è fortemente condizionata dall'energia impiegata che abbiamo dedicato ad essa in tutto il periodo e momento per momento: questa segue caratteristicamente una curva a S italica, dove la percezione delle sensazioni viene potenziata nel tempo fino ad un certo limite, proprio di ciascun individuo, dopodiché questa capacità si mantiene costante e perfino si riduce a prescindere dal livello di sforzo che noi siamo capaci di produrre.

Di conseguenza la nostra naturale capacità di adattamento e di percezione degli stimoli potrà diminuire e perfino alterarsi, compromettendo sia la capacità di selezionare gli stimoli e la capacità di escludere le sensazioni fastidiose sempre presenti sia la capacità di elaborare le più banali operazioni decisionali: un movimento, una attività fisiologica di base, una ricerca di ulteriori informazioni.

L'incapacità acquisita derivante da questo stato di "esaurimento", di selezionare a dovere le stimolazioni, può determinare la coscientizzazione di quei segnali non patologici frutto della fatica o del normale utilizzo del nostro corpo: Il dolore lombare è un sintomo frequente, e frequentemente viene descritto quale uno dei sintomi che potrebbe comparire quando si è sottoposti a stress prolungato.

La schiena è un distretto corporeo particolarmente vulnerabile anche perché soggetto al peso degli sforzi fisici di tutta la giornata, perno dell'attività fisica di tutto il nostro organismo. I segni che possiamo avere e che ci possano mettere in allarme sono tanti e spesso contraddittori, difficilmente possiamo concludere se l'ipotesi formulata da soli più corretta è veramente quella psicologica: per escludere danni importanti, per escludere eventi di altra natura,bisogna farci aiutare e finalmente dormire.