"L'amore è amore" ha scritto su Twitter il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama alla notizia dell'incostituzionalità della Defence Marriage Act da parte della Corte Suprema che porta al totale riconoscimento delle nozze gay. I giudici hanno sentenziato che ogni coppia, anche dello stesso sesso, deve avere lo stesso trattamento di fronte alla legge federale in termini di pensione, imposte, sanità, perché affermare che il matrimonio è solo l'unione fra un uomo e una donna "viola la pari tutela davanti alla legge di tutti i cittadini che il governo deve garantire".
Una scelta storica, per molti la parità dei matrimoni sentenziata dalla Corte Suprema con un verdetto di 5 a 4, equivale alla fine della discriminazione degli afro-americani negli anni '60.
Di tutt'altro pare i vescovi americani: "Un giorno tragico per la Nazione e per il matrimonio perché la Corte Suprema ha sbagliato" ha commentato l'arcivescovo di New York, Timothy Dolan.
Ma al di là delle scelte di campo, che in una democrazia sono sempre legittime, l'ampliamento dei diritti civili rimane sempre una vittoria di tutti, una vittoria per l'intera umanità. Estendere protezioni giuridiche a minoranze religiose, etniche, sessuali, salvaguardare gruppi e particolarismi è il modo migliore di proteggere tutti.
I Diritti dell'uomo appartengono ad ogni singolo individuo che vive su questa Terra, senza nessuna eccezione. Elargire diritti in base al colore della pelle, alle proprie scelte sessuali, religiose e culturali è sbagliato perché istiga nell'individuo un'inconscia discriminazione nei confronti dell'altro, del diverso. E se fossimo noi l'altro e il diverso?
La storia del'umanità ha vissuto e prosperato su questo equivoco per troppo tempo e, purtroppo, abbiamo visto dove ci ha portato. Guerre, ingiustizie, rivoluzioni, fame e morte, tanta morte che forse è arrivato il momento di lasciarci guidare dalla nostra coscienza, rallegrandoci sempre di più di scelte come quella fatta dalla Corte Suprema americana.