Il 29 luglio 1913 nasceva a Hennigsdorf Erich Priebke, futuro capitano delle SS nonché parte attiva nell'organizzazione e realizzazione dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, uno dei più noti ed efferati episodi di violenza durante l'occupazione nazista in Italia.

E' passato un secolo da quel luglio 1913, Priebke è ancora vivo e ha compiuto cent'anni. Un compleanno controverso, accompagnato da giorni dalle fotografie diramate dall'Ansa che lo immortalano a spasso per Roma assieme alla sua badante e alla scorta. Dieci anni fa l'ex capitano nazista festeggiò i suoi 90 anni in un agriturismo romano, ma quest'anno si sono levate voci di dissenso all'idea di eventuali festeggiamenti pubblici, soprattutto da parte del capo della comunità ebraica Riccardo Pacifici, dell'ANPI, del sindaco di Roma Ignazio Marino e del presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti.

Nonostante questo, a casa di Priebke è già comparso uno striscione di auguri firmato dalla Comunità Militante Tiburtina, uno dei diversi nuclei neofascisti attivi nella capitale. 

L'eccidio delle Fosse Ardeatine per il quale Priebke è stato condannato all'ergastolo costò la vita a 335 persone prelevate dal carcere di Regina Coeli che vennero fucilate il 24 marzo 1944 presso le cave di pozzolana della Via Ardeatina. L'episodio si configurò come una rappresaglia in risposta all'attentato bomba di Via Rasella effettuato da alcuni nuclei partigiani contro un battaglione tedesco solo il giorno prima, ordito nell'ambito della lotta di liberazione nazionale. Nell'attentato morirono 32 militari. Le frange naziste risposero in meno di 24 ore con la rappresaglia delle Ardeatine dandone comunicato pubblico solo a cose fatte.

Nel dopoguerra Erich Priebke riuscì a rifugiarsi in Argentina dove visse fino al 1995 quando ne venne richiesta l'estradizione in Italia al fine di processarlo per crimini di guerra. Dopo la sventata possibilità di una prescrizione del reato, le vicissitudini processuali sancirono nel 1998 la condanna all'ergastolo. Per l'ex capitano delle SS, allora ottantacinquenne, venne decisa la detenzione domiciliare.

Tuttavia dal 2009 Priebke, che non si è mai detto pentito dei suoi atti, ha il permesso di uscire di casa per "indispensabili esigenze di vita": una beffa di amara ironia nella Roma che l'ha visto parte in causa della sua storia recente più sanguinosa ed efferata.