Una frangia decisamente cospicua del PD si sta indignando dell'incontro Renzi-Berlusconi, minacciando di far saltare l'esecutivo delle larghe intese qualora tra i due leader nascesse un accordo sulla legge elettorale.

Matteo Renzi, che con tutta la sua supponenza resta un pragmatico ed è circondato da esperti che lo supportano con obiettivi ben precisi, non si spaventa affatto di questa eventualità. Della serie, se Letta va avanti e si fanno le riforme, nessun problema; qualora il cammino finisse, va ancora meglio, perché… "il candidato sarò io".

Ho sempre detto che la vera rovina del PD è il PD. Se da una parte Renzi è fin troppo abile a cavalcare l'esigenza popolare di rinnovamento, in particolare per quanto attiene alle riforme, dall'altra il dem establishment italiano continua ad autoevirarsi con un'ingiustificata puzza sotto il naso nei confronti del leader storico del centrodestra.

Del resto, se tale motivazione fosse fondata, il fatto che sotto la guida di Napolitano il centrosinistra abbia deciso di intraprendere un cammino di governo insieme a Berlusconi, meno di un anno fa, la dice lunga sulla chiara intenzione di Bersani e compagni (all'epoca era lui a decidere) di sfruttare ingratamente il "Giaguaro" per poi farlo fuori attraverso altri metodi ben lungi dalle urne sempre ostili per loro e amiche per il Cavaliere.

Il redde rationem, a quanto pare, è nuovamente vicino.  E noi staremo attentamente a guardare!