Sono in tanti a pensare che la crisi in Italia non sia iniziata nel 2008, ma nel 1973 anno in cui è entrata in vigore ' lIVA, imposta sul valore aggiunto, istituita con il d.D.P.R. 26 Ottobre 1972, n.633, per cui, furono abolite le imposte di consumo, ovvero, il Dazio che provocò un vero disastro per i Comuni che riscuotevano giornalmente l'imposta o in caso di appalto, la ditta appaltatrice versava ogni tre mesi il dovuto nelle casse dei Comuni appaltati ad aggio. L'IVA, introdotta nel 1973 per adeguarci all'Europa, non diede i frutti sperati, perché l'evasione era tanta e pochi i controlli che venivano effettuati dallIntendenza di Finanza e dal personale degli uffici IVA.

E, lo Stato, per contro, doveva elargire ai Comuni ( circa 8.000 ), uan cifra pari all'importo riscosso nell'ultimo anno di Dazio con l'aggiunta di un 15% per il costo del personale delle abolite imposte di consumo rimasto alle dipendenze dei Comini assunto con apposita delibera e con il mantenimento del proprio contratto di lavoro e del proprio stipendio di poco superiore a quello dei dipendenti comunali. Così i Comuni, venuta a meno la linfa, iniziarono subito a batter cassa non potendo più usufruire di quell'introito giornaliero che permetteva loro di pianificare i vari progetti e lo Stato, non potendo contare sull'introito dell'IVA previsto accumulava debiti anno dopo anno fino ad arrivare alla cifra odierna che supera i duemila miliardi di euro.

Per risanare l'Italia, bisognerebbe ritornare al Dazio, quando i controlli erano capillari e l'evasione era minima, in quanto , le merci soggete ad imposta, venivano tutte timbrate e controllarle era facile. Inoltre, i Comuni potevano avere un punto di riferimento per tassare i vari commercianti, in quanto, a fine anno, la direzione del Dazio, forniva loro le cifre delle vendite che ricavava dai registri di carico e scarico e naturalmente dai vari pagamenti. Una catena che portava profitto sia ai Comuni che indirettamente allo Stato.