Le urne in Sardegna sono state chiuse da poche ore, ma i dati che ci arrivano dall'isola di Ichnusa possono già portarci ad una prima riflessione sul voto, indicando inequivocabilmente che, indipendentemente da chi uscirà vincitore dalle urne, ci sono già degli sconfitti: gli astenuti.
Rispetto alle precedenti elezioni regionali, infatti, si è registrato un calo dei votanti del 15,35%. Una cifra impressionante, che fa scendere la percentuale di partecipanti al voto dal precedente 67,58% ad un preoccupante 52,23%.
I motivi sono abbastanza semplici da intuire: sfiducia nella politica, crisi economica, disoccupazione.
Insomma un classico. Perfino la mancanza di una lista del Movimento 5 Stelle potrebbe aver influito e non poco sulla decisione di così tanti sardi di non recarsi alle urne. Il Movimento di Grillo, infatti, ha un forte seguito in Sardegna e non è difficile immaginare che coloro che avrebbero dato il proprio voto ai pentastellati stavolta abbiano preferito stare a casa e non recarsi ai seggi.
Avranno sicuramente tutte le ragioni di questo mondo, eppure sono loro i veri, sicuri perdenti di questa tornata elettorale in Sardegna. Perché votare, pur essendo un diritto e non un dovere, è l'unico modo rimasto ai cittadini italiani per far valere il proprio potere, per ricordare chi comanda ad una casta politica che da troppi anni si è dimenticata dei veri problemi del popolo italiano, mettendo in prima fila i propri interessi, quelli di partito e quelli delle lobbies che li manovra.
Ecco, andare alle urne e mettere una croce sulla scheda, per qualunque partito - foss'anche il più piccolo o quello che ci ispira solo leggermente più degli altri - è il modo in cui ogni cittadino può far sentire la propria voce, il proprio dissenso, le proprie idee.
Stare a casa e non andare a votare, invece, è inutile.
Chi pensa in questo modo di manifestare un dissenso verso la classe politica, prende un abbaglio clamoroso! Al massimo passano per "pigri" o per "disinteressati", e così facendo, invece di punire i politici che non li hanno soddisfatti, queste persone li aiutano!
Il perché è presto detto: abbassando il numero dei votanti, si alzano in maniera inversamente proporzionale le percentuali di consenso per chi riceve dei voti.
Un esempio pratico? Se su 100 aventi diritto votano soltanto 50 di essi, ad un partito basterà prendere 26 voti per avere il 51% dei voti e governare a maggioranza assoluta. In altre parole il volere di 26 persone andrà a diventare legge insindacabile anche per i 74 che non hanno votato (o hanno votato altri partiti). Se avessero votato tutti e 100 gli aventi diritto, con quei 26 voti il medesimo partito probabilmente non avrebbe raggiunto neanche la maggioranza relativa.
E allora, cari concittadini, alla vigilia delle Elezioni Europee che si terranno il prossimo maggio e che vedranno chiamata alle urne l'intera nazione, l'invito è quello di recarsi in massa alle urne. Non importa per quale partito o movimento voterete, l'importante è esserci, partecipare, esprimere la propria volontà. Comandare sulla politica, non esserne comandati!