Il regista Paolo Virzì, in un'intervista a Mattia Feltri, per "La Stampa", incentrata sulle sensazioni ricevute dall'incontro istituzionale Renzi - Grillo, in diretta streaming, dopo lo "spettacolare" match, così commenta il comportamento del leader del M5S: "Monologo con la bava alla bocca da Brancaleone del web".
Le sensazioni provate: angoscia, di voglia di spegnere la tv. Grillo gli è sembrato mentalmente disturbato.
Lo vede mitomane, autoesaltato, non in grado di controllarsi, "capace solo di trasmettere un malumore devastante".
Descrive così l'atteggiamento tenuto da Grillo con Renzi : "...
come un bullo, con una logica da gang, a far vedere che è quello che mena di più". Trova insensato urlare a Renzi di aver copiato dal Movimento cinque stelle metà del programma, e commenta: "questo è un successo politico, rivendicalo, se quei temi ti stanno a cuore. Se non sei solo un furbacchione che approfitta dello sconforto della gente".
E' impietoso Virzì, per lui Grillo è mosso da puro ego, da pure vanità, il regista dichiara di non conoscere molto i politici, di conoscere però bene gli attori: "sono fragili, sono sottoposti a fortissimi stress, vanno protetti. È una delle professioni a più alto rischio di psicolabilità…".
Il timore di Virzì è che la logica di Grillo sia quella del "tanto peggio tanto meglio".
Dice: "È come se si augurasse la catastrofe per trarne vantaggio elettorale".
Il paragone: si rappresenta Grillo come un cinico che gliene ricorda un altro, - prosegue - entrato in politica dichiarando di voler salvare l'Italia, mentre "di governare non gli importava nulla, gli premevano molto sue questioni personali e aziendali…".
Intuibile a chi si riferisca Virzì.
Il regista, sul fenomeno della politica urlata: in un'Italia esasperata dall'euro alimenta astio, sfiducia, demagogia e rabbia.
Grillo non è candidabile e dichiara di non ambire a cariche, quindi per Virzì ogni spiegazione sullo scopo di Grillo va ricondotta alla "psico-politologia".
Virzì parla di "adrenalina del consenso" .
Virzì condivide i temi del M5Stelle, li giudica importanti, nel mondo gli stessi temi danno vita a movimenti di pressione, in Italia però rappresentano "una baracconata autoritaria col guru televisivo e i seguaci invasati." Un Medioevo contemporaneo, Grillo come un Brancaleone ai tempi del web.
Continua Virzì: Grillo elenca urlando i guai del mondo, "come certi apocalittici millenaristi, creando un senso di appartenenza da setta".
E' critico Virzì: un movimento politico moderno si dovrebbe fondare su altri presupposti.
Trova impressionanti le parole di Beppe Grillo: "non sono democratico, non ti ascolto, sono per una dittatura sobria". Virzì li considera i "lapsus di un analfabeta totale, inattrezzato dei fondamentali della civiltà.
Al delirio narcisistico va aggiunta questa vuotaggine, questa mancanza di sostanza, di cultura, di riflessione autentica".
Credo che in molti, non solo Virzì, abbiano trovato inquietante o azzardato il termine "dittatura sobria" usato da Grillo, anche se usato per contrastare il "falso" regime democratico in cui "sguazzerebbe" disinvolto Renzi.
Grillo ha definito Renzi un "buono", il cui difetto secondo Beppe è di nascondere dietro un potere marcio.
Un appunto: trovo sconcertante -e sul punto preferirei essere contraddetta anzichè aver ben inteso il "meaning" - quell'apparente freddezza, quel cinismo glaciale con cui Grillo ha preso pubblicamente le distanze dai tanti suicidi causati dalla crisi, suicidi quindi che non lo riguardano o che non riguardano il M5S.
Eppure sappiamo che alcuni di loro avevano votato il Movimento di Grillo, avevano sperato il lui, nella possibilità di cambiare il corso della crisi. Abbiamo tutti davanti agli occhi l'imprenditore ai cancelli della villa di Grillo che lo implora di aiutarlo, deduco senza ricevere considerazione dal ricco signore genovese, in quanto quell'imprenditore si è suicidato qualche mese fa. Non voglio farne una colpa propria di Grillo; forse stare all'opposizione non basta a cambiare le cose, non basta a restituire tranquilità e dignità a chi con la crisi le ha perse.