Il Silvio Berlusconi di oggi non sembra assolutamente una persona che è stata da nemmeno un anno condannata in via definitiva per una frode fiscale da 163 milioni di euro, nè un ex parlamentare colpito dall'interdizione dai pubblici uffici e dall'incandidabilità prevista dalla legge Severino. Tutt'altro: oggi, dopo che anche il premier Matteo Renzi ha contribuito da par suo a rimetterlo in carreggiata e sollevarlo dal duro colpo inflitto dai giudici di Milano, l'ex cavaliere sembra essere addirittura galvanizzato.



Perciò, con una lettera inviata al "Corriere della Sera" e pubblicata dal giornale, Silvio Berlusconi avanza anche pretese istituzionali a livello di riforme.

Del resto proprio Renzi, attuale Presidente del Consiglio, ha voluto Berlusconi come interlocutore privilegiato per nientemeno che le riforme costituzionali. Nonostante appunto quest'ultimo risulti, come dire, condannato. Ma questo probabilmente non importa granchè a nessuno.



E quindi l'imprenditore di Arcore si rivolge proprio a lui, a Matteo Renzi, per chiedergli di ripartire dal presidenzialismo, che secondo Berlusconi è una riforma fondamentale e che del resto chiede da anni. Ma non basta: altro punto molto importante per il cavaliere, ex, e toccato nella missiva indirizzata al premier, è quello dell'elezione diretta del Presidente della Repubblica. Altro tema molto sentito dal leader di Fi.





Tuttavia, non mancano i rimproveri da parte di quello che si potrebbe definire il maestro, all'allievo. Infatti Berlusconi, come si legge nella medesima lettera inviata al "Corriere" e rivolta al premier, sottolinea come, nonostante la buona volontà, il piano di riforme di Renzi, finora, sia stato molto deludente, certamente a causa dei veti incrociati, ma anche a causa di quello che definisce il vizio di fondo della sinistra: la mancanza di coraggio riformatore.





Ma per fortuna c'è lui, che di coraggio, e faccia tosta, ne avrebbe da vendere. A chiosa di tutto ciò arriva anche la voce, purtroppo, di Daniele Capezzone, avvocato- deputato di Fi, che definisce le parole di Berlusconi come un "manifesto", un punto di avvio nientemeno che per la nascita della terza repubblica. L'inizio della rivoluzione insomma. Quella dei pregiudicati che fanno e propongono le leggi. Anche se in effetti tale percorso dalla prima alla terza repubblica, passando per la seconda, sembra essere quello più naturale.