Sono passati 45 anni da quei primi passi sulla Luna, quando Armstrong ed Aldrin camminarono e lasciarono i loro segni sul nostro satellite. Eppure sono purtroppo in molti a non credere nella grande impresa. Chi ha una certa età ricorda ancora quei momenti passati davanti la televisione in bianco e nero, a notte fonda. Chi non c'era non può capire. E spesso neanche fanno un piccolo sforzo per capire. Specie se si tratta di persone dedite al complottismo, quelle che pensano che nulla sia vero. Per fortuna sarà arduo cancellare le tracce lasciate dalle missioni Apollo dall'11 alla 17 (della 13 sappiamo che fu costretta a tornare indietro), dato che sulla Luna non c'è atmosfera, niente vento o pioggia che possa smacchiare quanto è avvenuto.
I complottisti non sanno o non vogliono sapere che nel 2012 la sonda della Nasa Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) ha fotografato le tracce lasciate dagli astronauti ed il materiale lasciato in loco nel mare della Tranquillità. Le foto furono scattate da un'altezza di 24 km dalla superficie selenita, con una risoluzione capace di discriminare oggetti di 25 centimetri. E possiamo riconoscere dalla foto quel che resta dello stadio inferiore del Lem, il modulo di allunaggio, la telecamera che riprese la diretta, il riflettore laser che permette ancora, con un segnale inviato da Terra, di calcolare la distanza Terra-Luna, la sua copertura protettiva ed un sismometro. Le scie che si vedono non sono proprio le impronte degli astronauti, ma il segno della polvere alzata e ricaduta per la loro andatura saltellante.
C'è molto da osservare e considerare, almeno per chi non vede complotti in ogni dove.
E proprio in tema di complottismo e celebrazioni, fa un po' male leggere di un tweet del grillino Sibilia che afferma si sia trattato di una farsa, e che nessuno ancora dei responsabili si senta di affermarlo. Dopo 43 anni. Ce ne sarebbero di cose da dire, a partire dal fatto che gli anni sono 45, e che da un complottista che vuole spaccare il capello in quattro, ci aspetteremmo di più. Anche da un onorevole della Repubblica.