Domani e venerdì Matteo Renzi parteciperà al consiglio europeo. In Europa si chiude l'era Barroso, inizia quella guidata dal lussemburghese Juncker. Oggi è il giorno delle comunicazioni del premier al parlamento, prima al Senato e poi alla Camera. Davanti ai senatori, Matteo Renzi è stato chiaro: "La UE è casa nostra", il primo ministro respinge il ruolo si subalternità rispetto alle istituzioni europee. Un ruolo che l'Italia si è dipinta da decenni per l'incapacità di fare le riforme, o meglio, la non volontà di farle. Il governo Renzi sta cercando di "cambiare verso", di riformare le istituzioni, il mondo del lavoro, l'istruzione.

Sono tanti gli ostacoli che incontra per strada: basta l'annuncio di una riforma e tutti diventano gli avvocati di ciò che si vorrebbe cambiare. Il compito di Renzi nel prossimo consiglio europeo sarà proprio quello di convincere l'Europa, spiegare che l'Italia ha la forza di attuare riforme strutturali, pur rispettando i parametri imposti dalla UE.

Non sarà facile, bisogna battere le resistenze, sono troppi coloro che difendono tenacemente le loro posizioni. Riescono a lamentarsi pure quelli che in questi anni hanno letteralmente sprecato denaro pubblico. Hanno protestato gli inservienti del parlamento che guadagnano più del Presidente della Repubblica; protestano i magistrati; protestano le Regioni.

Si, proprio le Regioni, che non vogliono subire i tagli. Forse perché non potranno più comprarsi le mutande verdi, champagne, caviale, accendini: tutto con soldi pubblici. Insomma, spendono e piangono.

Una rimodulazione della spesa pubblica è doverosa se si vuole davvero cambiare l'Italia, significherebbe risparmiare soldi per poi destinarli alla crescita; economica, infrastrutturale, culturale del Belpaese.

Poi c'è la questione politica che può influire nel percorso riformatore, la minoranza PD mantiene i soliti mal di pancia, anche se Renzi nell'ultima direzione di partito ha usato toni riconciliatori e inclusivi. Poi c'è un opposizione che sbanda a destra, con la Lega e il Movimento 5 stelle che negli ultimi giorni hanno preso a cuore la causa No Euro e No immigrati. Forza Italia, dal canto suo ha vari problemi interni tra berlusconiani e coloro che vogliono, invece, rimescolare le carte della leadership, primarie incluse.