Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, come peraltro più volte annunciato, continua a portare avanti la tesi, sua e del suo governo, per cui il fatto di portare il TFR in busta paga, insieme alla conferma del bonus degli 80 euro, costituisca un altro elemento utile per l'uscita dalla crisi economica attraverso la ripresa dei consumi, considerata quale principale pilastro della auspicata ripartenza dell'economia del nostro paese. Da varie parti continuano ad essere segnalati i "rischi" potenziali di una simile manovra: dalle negative ricadute sulla già asfittica liquidità delle aziende (PMI in particolare), alle potenziali penalizzazioni che incontrerebbero i lavoratori qualora non si definissero favorevolmente il trattamento fiscale e quello contributivo delle maggiori disponibilità che mensilmente si ritroverebbero (per non parlare del rischio di perdita dello stesso bonus da 80 euro...).

Pare certo, però, che la decisione sicuramente più impopolare sarà quella di continuare ad escludere da questa opportunità tutta la massa dei dipendenti della Pubblica Amministrazione. Questi lavoratori, sullo stesso tema, già oggi sono penalizzati, in quanto non solo non godono, in costanza di rapporto di lavoro, delle svariate tipologie di anticipabilità delle somme accantonate (previste per i dipendenti privati) ma poi, al momento del pensionamento, devono attendere anche due-tre anni per incassare la "liquidazione". Con le nuove norme, nel mentre imporrà alle aziende private di operare secondo la scelta dei loro dipendenti, ancora una volta il Governo (nella sua veste di titolare della P.A.

e quindi anch'esso datore di lavoro, direttamente o tramite gli enti locali) si autoesclude dai destinatari della stessa normativa.

Le motivazioni di tale discriminazione saranno giustificate, ovviamente, con la necessità di evitare gli aggravi di natura economica che deriverebbero dal far diventare esborso di cassa quella che oggi è solo una mera posta contabile nel bilancio della P.A.

Ma, allora, perché non pensare a qualcosa di simile a quanto in corso di costruzione per le imprese (convenzione con le Banche per offrire loro la necessaria liquidità)? Forse perché le imprese hanno un "peso" lobbystico che i sindacati dei pubblici dipendenti hanno perso da tempo? Stiamo parlando di milioni di lavoratori, nella stragrande maggioranza con redditi medio-bassi, per i quali la maggiore disponibilità sicuramente non sarebbe destinata al risparmio ma ai consumi familiari. Ci potrà essere spazio per un ripensamento?