In molti sono già terrorizzati: dopo un anno ognuno immerso perfettamente negli affari propri, di nuovo si avvicina il Natale e la seria incombenza di riunirsi in famiglia. Durante le feste è facile sentirsi di umore depresso e recriminatore, perché è un periodo di bilanci, di ricordi sulle speranze tradite, di timori per il futuro, ma non lasciamoci travolgere da queste circostanze e cerchiamo di maneggiare con criterio queste emozioni "altamente infiammabili".

Natale in famiglia, l'ansia delle riunioni - Le riunioni di famiglia il giorno di Natale raccolgono gruppi di persone che molto spesso hanno poco da spartire, se non i legami familiari.

Gli innumerevoli impegni in questo momento storico denso di precarietà, rivolgimenti e conflittualità latenti ci fanno giungere al 25 dicembre come levrieri affannati a fine gara, affamati e desiderosi di relax. Per questo motivo, più che mai, le feste si trasformano in pericolose occasioni per ravvivare antichi rancori, situazioni non risolte e mai chiarite, sospetti di ogni genere. La tendenza alla recriminazione può essere miccia per la detonazione di vere e proprie risse familiari, nel migliore dei casi. Quando la rissa non esplode la situazione è più grave; significa che si è arrivati ad un tale punto di incomunicabilità che si ritiene inutile far comprendere allo zio che non è un'offesa personale, se la propria moglie è celiaca e non accetta gli inviti a pranzo.

Come fare  - È dunque più utile dare respiro alla comunicazione, parlandosi davvero, il che potrà sembrare scontato. Ad una più attenta analisi si nota che, pur in un grande vociare familiare, in realtà nessuno stia parlando ed ascoltando. In un pranzo di famiglia al ristorante può capitare che l'unico argomento si concentri sulle forme tondette della cameriera, per esempio.

Come è possibile? Evitare la comunicazione è così radicato in tali riunioni che è più frequente parlare di altri, di persone assenti. Si indugia su chiacchiere malevole o critiche nei confronti di chi non c'è, il che è un modo malsano di cercare un'effimera complicità. E' un tabù parlare di sé, delle proprie opinioni, degli interessi, perché è considerato un pericoloso porgere il fianco.a critiche o illazioni.

Allora che fare? Innanzitutto evitare riferimenti ad episodi sgradevoli passati, evitare di parlare di assenti, conservare un tono leggero ed ascoltare con più attenzione. Gli argomenti è meglio che siano trattati in toni positivi.Ce ne sono tanti. Evitare l'auto celebrazione. Non dire "te l'avevo detto". Evitare di mettersi in cattedra. Evitare il tedio. Se necessario preparatevi qualche barzelletta, qualche notizia sulla lettura della mano o l'oroscopo. Evitare con cura gli argomenti "sensibili": la politica, la religione, l'educazione dei figli (anche se l'ultimo nato di vostro cugino sta urlandovi nelle orecchie da ore) l'educazione dei cani (anche se il barboncino della zia ha alzato la gamba sui vostri jeans), la scuola e la salute.

Escludete di dire tutto ciò che interessa solo a voi, vi permette di vantarvi o di sentirvi superiori o vittime.Gratificare i presenti con un sincero ascolto, nascondendo perplessità o noia, è meno ipocrita che non informarsi del tutto su come sta quella persona che ci è vicina in quel momento. Direte che è noioso, ma è un ottimo esercizio alla gentilezza. Magari poi ci si fa l'abitudine e si impara a far funzionare anche il giorno di Natale.