Nel tardo pomeriggio de 28 novembre viene rinvenuto il corpicino senza vita del piccolo Andrea Loris Stival. La giovane mamma, Veronica Panarello, solo poche ore prima, non vedendolo uscire da scuola, ne aveva immediatamente denunciato la scomparsa. I primi pressanti interrogatori, le prime contraddizioni, i primi dubbi sulla versione fornita dalla donna. Riferisce, infatti, di essere uscita di casa alle 8:15 con entrambi i figli da accompagnare l'uno a scuola l'altro, il piccino, alla ludoteca. Terminato il giro racconta di essere rientrata a casa e poi di nuovo al volante alle 9:36 per recarsi ad un corso di cucina.

Tale versione però, verrà smentita dalle numerose telecamere di cui il paese è letteralmente imbottito, circa 70. Ed ecco che la terribile verità, fotogramma dopo fotogramma, prende corpo e le menzogne raccontate diventano un terribile atto d'accusa. La sera del 9 dicembre scorso l'epilogo, Veronica viene tradotta in carcere con l'accusa di omicidio. I riscontri medico legali sul corpicino del piccolo Loris parlano di morte sopraggiunta per asfissia, utilizzando uno strumento compatibile con le fascette ferma cavi autobloccanti ed escludono che il piccolo abbia mai subito violenza di natura sessuale.

Gli inquirenti, con l'ausilio delle immagini registrate, contestano alla mamma di non aver mai portato il figlio a scuola.

Infatti alcuni fotogrammi, tutt'altro che limpidi, inquadrano la famiglia intenta a salire in auto e dopo la partenza della Polo si intravvede un'ombra che torna verso il portone di ingresso. Gli investigatori ipotizzano che tale flebile ombra non sia altri che il piccolo Loris che, mai salito a bordo, torna verso casa. L'omicidio si sarebbe, quindi consumato tra le 9:00 quando si vede l'auto della donna che infila i sotterranei dei box e le 9:36 quando la si vede uscirne diretta al corso di cucina.

Spostamenti certi e registrati dalle telecamere. Può la donna in tale lasso di tempo aver ucciso Loris, trascinato il corpo dal 3° piano fino alla rimessa, caricato in auto e trasportato al mulino senza che nessuno abbia visto e sentito nulla? A nostro parere è poco verosimile. Altro caposaldo dell'accusa si basa sui fotogrammi che immortalano un'ombra che si avvicina al portone di casa Stival ed imputata alla vittima.

Immagini di qualità talmente scadente che dietro quei pixel può nascondersi chiunque.

Veniamo alle fascette che, sempre secondo l'accusa, vengono utilizzate per soffocare la vittima. Strangolarci anche solo un bambino è praticamente impossibile. Infatti quelle standard in commercio, misurano al massimo 20x2,5 cm e una volta ancorata al collo la parte sporgente è talmente esigua che serrarla a mani nude fino al soffocamento è irrealizzabile, e una semplice dimostrazione pratica, come ci siamo permessi di fare, lo dimostrerebbe senza ombra di dubbio. Un'altra chiave di lettura è possibile e doverosa. Quella mattina Loris è regolarmente salito in auto e per motivi che solo Veronica potrà spiegare, non viene accompagnato a scuola.

Dopo aver lasciato il più piccolo alla ludoteca si avvia verso il mulino per buttare la spazzatura. Forse un litigio, un attacco di ira deve averla trasformata in un mostro, e nella furia cieca lo soffoca col primo oggetto che trova, una sottile cintura, una corda o semplicemente il cavo auto del carica batterie. Con il corpo in macchina presa dal panico, si avvia verso casa.

Si spiega ora l'insolito utilizzo dei sotterranei. Si ricompone, pensa, lo spoglia, sfila gli slip, lo riveste e alle 9:36 si dirige al corso di cucina passando nuovamente per il mulino dove abbandona il corpo. La vittima non ha mai lasciato l'auto se non per finire in quell'orribile fosso. Innocente o colpevole gli inquirenti hanno l'obbligo di vagliare e seguire tutte le piste e visto l'odio, il risentimento e il rancore dimostrato dalla sorellastra, accanita accusatrice della Veronica, consigliamo ai magistrati di esaminare attentamente quell'inquietante famiglia.