La volubilità, la fragilità del ruolo del gentil sesso, mutato nel corso dei secoli ha acquistato un valore importante. Iniziò nel '900: la ricerca della solidarietà e la presa di coscienza dell'identità di genere, la lotta politica, le campagne di sensibilizzazione a favore dell'aborto, dell'uguaglianza sul campo economico e contro la violenza domestica. Nel '68 si parlò di emancipazione, nacquero veri e propri movimenti sociali che portarono grandi risultati; consultori, asili nido, persecuzione penale per lo stupro, che prima era considerato solo "offesa al pudore" e vari diritti che portarono finalmente le donne all'uguaglianza sociale con l'uomo.

Se c'è qualcosa di cui si continua a discutere però, è l'integrità e la fragilità della donna, che ha portato nuove sensibilizzazioni contro lo sfruttamento e la violenza. Ma parliamo di un termine, apparentemente nuovo ed utilizzato ormai a sproposito negli ultimi due anni: il femminicidio. Quello del femminicidio è un fenomeno ampiamente denunciato, che i media non fanno altro che alimentare attraverso telegiornali, quotidiani online e social networks.

  • L'uccisione di una persona è un reato grave penalmente perseguibile, senza distinzioni di sesso, razza o religione. L'uomo e la donna sono ambi esseri umani, non v'è bisogno di una discriminazione, poiché esiste anche una legge sull'uxoricidio, ovvero l'uccisione della propria moglie, che è di per sé un'aggravante.

E se fosse una donna ad uccidere un'altra donna?

Esso non sarebbe più femminicidio, in quanto non si tratterebbe più di misoginia. Ma allora, di cosa stiamo parlando? Il termine femminicidio non è altro che un modo per autodiscriminarsi, facendo riferimento alla propria femminilità quale sesso debole, ponendo la propria sessualità in una posizione di costante vittima-oggetto in maniera monodimensionale.

La campagna e la sensibilizzazione

È evidente come sia nato anche un fatto morale che vede d'accordo un'alta percentuale di pseudo-femministe; più una moda radical-chic e mal sinistroide finto-solidale che una vera e propria sensibilizzazione sociale, che non a caso la politica, tra centrodestra e centrosinistra, ha sfruttato nelle sue campagne.

Ma tutto questo moralismo infondato e stucchevole ha un nome: aria fritta.

Fosse questo un modo per portare la donna ad un livello superiore, ad una specie protetta da una campana di vetro? Abbiamo davvero bisogno di appellarci all'emergenza sociale? Ma che ne è stato delle lotte per l'uguaglianza?

NB. Perché pseudo-femministe? Il vero movimento femminista è ormai appartenente al passato ed il significato è cambiato adattandosi alla società attuale. Non siamo più negli anni '60 nel boom della (più che giusta) conquista dei diritti.