Difficile che la Grecia possa essere lasciata fallire. Questo lo dimostrano le estenuanti trattative tra il paese balcanico ed i suoi creditori. Va aggiunto che i creditori internazionali hanno paventato un'ulteriore possibilità per salvare la Grecia: gli ellenici potrebbero utilizzare 10,9 miliardi di fondi di salvataggio accantonati per la ricapitalizzazione delle banche greche e che verrebbero ad essere riutilizzati come fondi di salvataggio convenzionale. Atene potrebbe riutilizzare 9 miliardi di tali fondi per far fronte al rimborso in luglio ed agosto dei bond emessi da Bce nel 2007 nell'ambito del Security Market Program (Smp). Intanto Francoforte ha incrementato da 80,2 a 80,7 miliardi il fondo di emergenza per le banche greche (Ela), a corto di liquidità.

Eppure di Grexit si è parlato e si continua a parlare, quanto meno a livello di formulazione teorica. Se la Grecia non riceve la nuova apertura di credito da 7,3 miliardi per poter pagare con più agilità i propri debiti il default sarebbe cosa certa. E da qui dunque breve sarebbe il passaggio verso l'uscita dall'Eurozona.

Le possibili conseguenze per l'Italia

Innanzitutto l'Italia ha un'esposizione per 40 miliardi verso Atene, e ciò solo basterebbe per non fare star tranquilli i sonni dei nostri governanti e degli italiani e che si trasformerebbero in perdite nel bilancio dello Stato, che necessiterebbero in qualche modo di essere ripianate, probabilmente con un aumento dell'imposizione fiscale e della tassazione e/o con una riduzione delle risorse in favore, anche, dello stato sociale.

Un'eventuale uscita della Grecia dall'euro avrebbe, quale ulteriore conseguenza, quella di accendere i fari sui conti italiani e sull'enorme debito pubblico. La troika potrebbe dunque pretendere dall'Italia ulteriori sacrifici ed aggiustamenti sui conti. Lo spread aumenterebbe in misura piuttosto consistente, costringendo il governo a riconoscere ai detentori internazionali dei titoli rappresentativi del debito pubblico cedole (interessi) più alti rispetto a quelli attuali. Lo Stato dovrebbe inoltre corrispondere interessi più alti per potersi finanziare. E ciò con tutte le immaginabili conseguenze a livello politico ma soprattutto sociale.